L’ultimo dei Mohicani e l’apokolokyntosis della Sinistra

Riguardo alla morte di un politico noto e, come spiega Putin, sui generis, l’unico commento intelligente sarebbe il manzoniano “Ei fu” da concludersi con il noto “ai posteri l’ardua sentenza”.

Le analisi che si ricavano dai giornali e dalle televisioni variano dalla beatificazione all’Apokolokyntosis, atteggiamento questo che io giudico estremamente vile poiché il defunto non può controbattere.

Non ho mai votato Silvio Berlusconi, infarcita com’ero della certezza che la Sinistra rappresentasse il Bene e la Destra corrispondesse al Male assoluto.

Ho manifestato contro la sua entrata in politica nel 1994, contro il G8 di Genova nel 2001 poiché vedevo in lui non un fascista- quello per me era Fini e lo apprezzavo maggiormente- ma uno spietato neoliberista.

Ero giovane e ragionavo in base agli impulsi, agli amici, al desiderio di andare contro il Sistema ma non avevo compreso che l’antisistema era lui.

Lo aveva compreso invece l’Europa. E nel 2011 fece il primo golpe in Italia inaugurando l’austerity e il loden grigio.

Che schifo. Che scema.

Nel 2011 ero grandicella e avrei dovuto capire quanto avveniva.

Avevo già due figli ma non avevo capito.

Con l’approvazione (o forse fu un’imposizione?) di Napolitano, Monti prese l’esecutivo defenestrando, come sottolinea Francesco Forte , il Presidente eletto da un congruo numero di Italiani in un momento in cui non era ancora nota la desertificazione delle urne.

Fu un precedente pericoloso che anticipò il golpe del 13 febbraio del 2021 quando un convinto Mattarella incoronò Presidente del Consiglio Mario Draghi, l’aristos, l’optimus, il migliore tra gli oligarchi, l’uomo che così venne definito da Cossiga:

È un vile, un vile affarista non si può nominare presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura a Silvio Berlusconi, male molto male“.

F. Cossiga

Torniamo a Berlusconi, o meglio, al mio Berlusconi.

Berlusconi e le donne

Come Craxi fu fatto cadere per le tangenti e Conte per la pandemia, Berlusconi fu fatto cadere per le donne.

Esse costituirono un cavallo di Troia costruito ad arte, a detta della Sinistra, Berlusconi non le rispettava.

Questo è un falso storico: Berlusconi aveva un rapporto ciceroniano con la figlia Marina e amava le donne belle e intelligenti.

Forse la sua debolezza fu la ricerca della bellezza in una visione estetica della vita che impose anche se stesso, la medesima visione di cui è schiava Lily Gruber con il suo metus senectutis.

E’ indubbio che le donne per Berlusconi dovessero essere affascinanti e curate, non necessariamente belle; ciò che non tollerava di Rosy Bindi era l’ostentata sciatteria, tipica di chi attinge invece al mondo dell’etica.

La battuta fu infelice ma geniale nel sarcasmo: “E’ più bella che intelligente”. Attenzione, non disse che Rosy Bindi era brutta, utilizzò un’ironia sagace che, certo, offende ancora oggi non per quanto concerne la bellezza bensì per quanto riguarda l’intelligenza della donna che viene ingiustamente messa in dubbio.

E che dire della Merkel? Qui la narrazione si condisce di detti e non detti: fu definita “culona?” non v’è certezza; sicuramente Berlusconi non apprezzava la rinuncia totale alla femminilità così come detestava il disfacimento del fisico maschile. Non bisogna dimenticare che oltre ad essere un politico era un imprenditore del patinato mondo dello spettacolo e che i suoi canoni erano quelli.

Berlusconi, la Mafia e le Toghe Rosse

L’unica condanna di Silvio Berlusconi fu quella per la frode fiscale per la compravendita dei diritti di Mediaset, per il resto vi sono molte accuse ed oltre trenta processi.

Considerato che l’essere umano non è onnisciente e che, in termini di Diritto, l’unica che conta è la verità processuale, a questo punto occorrerebbe tacere.

Invece si parla, si ride, si strazia il cadavere: era mafioso?

Se la domanda viene posta da Italiani di Potere, l’unica risposta che mi sovviene è quella di Craxi:

I partiti – specie quelli che contano su apparati grandi, medi o piccoli,

giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie

strutture politiche e operative,-hanno ricorso e ricorrono all’uso di risorse aggiuntive in forma

irregolare o illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia

puramente criminale, allora gran parte del sistema è un sistema criminale.

Bettino Craxi

E’ un fatto che la Magistratura inizi ad indagare su Silvio Berlusconi nel 1994. L’accusa è quella di aver pagato tangenti al leader socialista Bettino Craxi, ed è per questo che io- più che di Toghe Rosse- parlerei di toghe angloamericane.

O Toghe Neoliberiste.

Mi limito quindi a fare le più sincere condoglianze alla famiglia Berlusconi sottolineando che, se con Craxi morì l’ultimo dei socialisti, con Berlusconi, che dette forte impulso all’imprenditoria italiana, se ne va l’ultimo dei Mohicani.

Ora siamo in pasto all’America, all’Europa, alle loro brame neoliberiste che umiliano il lavoratore e innalzano l’intelligenza artificiale.

Venduti da false sinistre democratiche attratte dal denaro e dalle Banche, ci ritroviamo in un’Italia in macerie ove il reddito di cittadinanza l’ultima spiaggia poiché il lavoro non c’è più.

Alessandra Giordano


Quelle bocche piene di -ismi solo quando gli-ismi non ci sono

Penso alla vicenda della lettera di Firenze, scritta da Annalisa Savino con intento educativo; considero la reazione del ministro Valditara che scandalizza i più . Mi sorprende lo scalpore che suscita la risposta del ministro, mi fa sorridere.
Non lo nego, i fascismi, o meglio i totalitarismi, nascono dalla legittimazione dei cittadini.

E fa bene la dirigente a proporre una riflessione ai giovani, a ricordare il Fascismo ( anche Stalin comunque “sedeva su un mucchio di ossa”) ma, ed è questa la domanda che mi tormenta, mi chiedo se questa dirigente abbia scritto
qualcosa anche l’anno scorso quando il cosiddetto Fascismo, un fascismo liberista, c’era davvero.
Già, lo ammetto, io non dimentico.

Non dimentico l’anno scorso, quando i docenti non vaccinati venivano buttati fuori dalle scuole e considerati dei reietti da genitori e colleghi.
L’anno scorso, quando non potevano prendere l’autobus né entrare nei negozi, quando le signore vaccinate con i loro cani prendevano il caffè in tiepidi bar e gli studenti non vaccinati stavano fuori al freddo o rischiavano multe salate sul treno se provavano a raggiungere le scuole .
Se totalitarismo c’è stato in questo Paese, e c’è stato, è stato l’anno scorso, nel 2022, con un ministro dell’Istruzione che non ha mai difeso i suoi docenti.
Riflessioni sull’anno scorso non ne sono ancora state fatte: si è permesso in un assordante silenzio che i dissidenti perdessero il lavoro e con lo stesso assordante silenzio si decide oggi di non parlarne, come se non fosse accaduto nulla.
Quindi sorrido di un sorriso amaro perché l’ indifferenza, quella stessa indifferenza citata dalla dirigente, e non la violenza ( che si vede e si sanziona) , è alla base del potere totalitario.
Valditara, che i colleghi di Sinistra disprezzano, ha le idee chiare e sta riportando la serietà in una Scuola ridotta dai precedenti governi e dai precedenti ministri a un diplomificio, è intervenuto in difesa della docente colpita dalla pistola a salve, ha scritto una circolare contro l’utilizzo dei cellulari in classe; il ministro dichiara improprie alcune affermazioni della lettera e ha ragione perché il mondo non è diviso in fascisti e antifascisti ma in élite transnazionali e sudditi, in governi che pensano agli interessi dei cittadini e in altri
in cui i parlamenti vengono esautorati in nome di una qualsiasi emergenza.
La dirigente Annalisa Savino cita Gramsci che io amo; ecco, Gramsci era da citare l’anno scorso, quando davvero sarebbe servito. Gramsci stesso, del resto, provò la prigione e l’odio degli amici, oltre a quello dei nemici chiaramente.
A me sembra strumentale la citazione di un eroe della libertà in un momento di libertà democratiche accettabili, e strumentale è il vuoto utilizzo di parole importanti, di concetti che vanno affrontati a fondo leggendo direttamente gli storici o le fonti, non di certo i manuali atti a narrare gli eventi storici in maniera moralistica, superficiale e comunque dal punto di vista dei vincitori.

Mi pare molto facile avere il coraggio di schierarsi quando c’è libertà di parola, quando tutto è normale e democratico.

L’anno scorso nulla era democratico, chi ha difeso le persone che non condividevano la logica di Draghi e di Speranza?
Nessuno di questi personaggi che gridano contro un ipotetico e improbabile fascismo ha scritto una qualche lettera agli studenti per spiegar loro che le libertà democratiche erano soppresse.

Noi non pretendevamo tanto, “se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare”, ci sarebbero bastate delle scuse. Non sono mai arrivate.

E allora fateci un favore: non riempitevi la bocca di -ismi quando non li avete voluti riconoscere.

Alessandra Giordano


Scuola: the year after, l’anno dopo i fuchi

Si avvicina l’inizio del nuovo anno scolastico, il terzo d.C. (dopo il Covid).

Il primo fu quello dei banchi a rotelle e del distanziamento di un metro, con dirigenti geometri, docenti che incollavano sensi unici adesivi, bidelli infermieri col termometro all’entrata.

Il secondo fu all’insegna dell’esclusione ma con l’obbligo, per i docenti, di corsi sull’inclusione, i presidi sceriffi, i bidelli poliziotti e il distanziamento di un metro “ove possibile”.

Il terzo è questo ma nulla si deduce all’orizzonte poiché ci sono le elezioni e il MI è un mistero eleusino.

Ci tengono buoni.

Ci sedano con show politici in cui compare l’immancabile Calenda e, siccome qui esisti se sei in TV, il centro esiste.

Ci va bene che la Gruber sia ancora in vacanza.

Ma, dicevo, sta per cominciare il nuovo anno scolastico, the year after dopo l’apocalisse, e io non provo nulla. Nulla.

I miei sentimenti e i miei entusiasmi sono stati congelati da una serie di docce fredde l’anno scorso. Da qui le manifestazioni, la TV, gli scioperi e la militanza con Italexit, quindi le critiche.

La TV è arrivata subito grazie a un articolo della Pedemonte, poi L’aria che tira.

La discussione con Paone, l’affondo di Costa che “mai vorrebbe per i suoi figli docenti così”.

Alunni e genitori mi studiano, mi osservano con curiosità, i colleghi con perplessità e sentimenti vari.

Ogni 48 ore presento il green pass da tampone e così fanno mio marito e il mio ex marito, spendiamo capitali in farmacia.

Anche i figli devono sottoporsi a tampone per prendere i mezzi e per andare in palestra: altri soldi.

Il Governo si illude che prima o poi capitoleremo, sa che siamo sottopagati. Come possono sopravvivere i sanitari? Come i docenti?

Resistiamo, è un fatto. Non ci ammaliamo di Covid, è un altro fatto.

Arrivano le leggi fascistissime, fascistissime in senso proprio: un parlamento che non legifera, un governo che decide.

La fascista è la Meloni?

Casa Pound è fascista?

Non posso più entrare a scuola, neppure con dieci tamponi al minuto.

Sui gruppi FB dei docenti c’è chi esulta, chi dice che era l’ora.

Bastardi, penso.

La supplente arriva presto, non sono necessaria, è brava ma ha un altro metodo di lavoro. Io non so neppure se riuscirò a tornare a scuola e, nel dubbio, cerco un altro lavoro che trovo perché dopo due anni di Dad, nel delicato passaggio tra la seconda e la terza superiore, i ragazzi annaspano.

Inizio a insegnare greco e latino privatamente e sbarco il lunario.

Le critiche sono ghiaia sulle ferite.

Quelle dell’entourage familiare più forti: “Vuoi essere al centro dell’attenzione”, “Fai i capricci”, “Vaccinati altrimenti lasci degli orfani”, “Vaccinati perché hai il dovere di mantenere i tuoi figli,” “Vaccinati perché i miei professori sanno che sei una no vax”, “Vaccinati perché non cambierai il Sistema”.

Resisto. Mio marito no. Il mio ex marito no. Per una volta concordi ci pensano loro: “Combatti: i soldi più o meno ci sono.” Guerriera grazie a due sponsor, direte voi.

Sicuramente più fortunata di altri: questa battaglia la combattono le donne perché gli uomini si sacrificano. E si sacrificano perché il loro stipendio è maggiore.

Le femministe lo possono riconoscere il sacrificio di quelli che definiscono semplici fuchi?

Le femministe dove sono? Oggi sono tutte “My body, my choise”, dov’erano l’anno scorso?

L’autodeterminazione di una madre per proteggere i figli da un vaccino ottenuto da feti uccisi non conta.

Meglio difendere l’aborto: il traffico dei feti rende soldi alle multinazionali.

Io credo sia meglio insegnare l’utilizzo del preservativo ma forse sono troppo antica.

Le stesse femministe guardano Juno, che non abortisce ma trova un’altra soluzione.

Che anno sarà questo?

Chi vivrà vedrà. Io ho imparato ad esser più dura e non farò sconti a scuola perché l’unica possibilità che hanno i nostri ragazzi per non divenire schiavi è quella di imparare a pensare in modo critico.

Alessandra Giordano


Sandro, Benito, Pier Paolo: riscuote il banco neoliberista, come in ogni gioco d’azzardo

La fiamma tricolore di Fratelli d’Italia insieme al garofano rosso del Partito Socialista Italiano: non ha vinto Mussolini ma neppure Pertini alla fine.

Del resto è stato chiaro fin da subito: gli Americani consentivano la sfilata delle bandiere rosse mentre firmavano patti con i grandi industriali, la mafia, la politica.

Per questo è stato ucciso Pier Paolo Pasolini, questa è l’interpretazione che viene data da Rosa Johanna Pintus e Marco Bracco nei testi scritti e drammatizzati per il 15 giugno presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche durante una performance organizzata da Hermes Movie per il centenario della nascita di Pasolini.

Simone Grande e Christian Adorno Bard interpretano Pino Pelosi e Pier Paolo Pasolini- Foto Nazar Fedunyk

Così inizia Fabula, la performance portata in scena da Hermes Movie, con una lettera a Laura Betti, interpretata da una bravissima Antonella Rebisso:

Cara Laura, sono tornato. Come sta andando il film nella
terra del socialismo reale? Mi sembra di vederti. Quanto ti
lamenti per il cibo uguale per tutti? Amore mio, sei
perdonata! Spero di vederti presto, sto scrivendo un nuovo
film, un attacco al capo dello Stato, anche lui colluso con i
poteri, con la borghesia, sta sacrificando l’Italia al migliore offerente…

Fabula, Rosa J. Pintus-Marco Bracco

E la condanna è ancora più forte in quel monologo di Pasolini

in cui la Pintus ha picchiato duro buttandoci dentro tutta la sua esperienza nella periferia e tutta la sua rabbia per un Italia che non riconosce più come sua.

Christian Adorno Bard

Una rabbia che non poteva non essere invasiva e che l’ha resa in qualche modo

la naturale erede di Pasolini benché lei non lo volesse.

Marco Bracco

Claudio Patanè, compositore e chitarrista, è il commento musicale di Fabula-Foto Nazar Fedunyk

Di nuovo, come in Avanti Avanti!, abbiamo in scena il coro perché il rapporto con la tragedia greca non è mai stato reciso né da Pasolini né dalla Pintus ed è Remo Viazzi, professore di greco prima del Liceo Mazzini e ora del Liceo Classico D’Oria, a raccontare le suggestioni e le connessioni che si creano sulla scena.

Rosa Johanna Pintus, Marco Bracco, Remo Viazzi

La performance è forte nel linguaggio, spietata nelle parole. Nella società Lgbt Pasolini crea ancora imbarazzo, fastidio, anche se probabilmente si sarebbe cercata un’altra scusa per farlo fuori.

Coi decreti delegati la Scuola è morta, si è sparata un colpo
in bocca e non lo sa. Bisogna essere buoni (ride), fingere il figlio dell’operaio uguale al figlio dell’avvocato! Li portiamo a teatro, in un bel teatro borghese ove le nore si autodeterminano e non sono più bamboline di mariti e di papà:le nore borghesi ovviamente, le altre a fare le puttane per aver l’ultimo blue jeans! Ma dico! Ci siete mai stati tra i casermoni popolari ove il tempo scorre lento nelle piazze e nessuno lavora? Due birre, una canna, una donna e si è felici se non ci si ammazza per quella donna: a volte la si condivide mentre gli occhi osservano il sole che danza.

Christian Adorno Bard è il Pasolini di R.J.Pintus-Foto Nazar Fedunyk

E i
ragazzi di vita non è che siano meno maschi perché danno il
culo. Quello è un lavoro, che c’entra! Poi coi soldi ti
riempiono la ragazza di gioielli e collant.

Fabula, R.J.Pintus e Marco Bracco

Pasolini, ed è chiaro, e Avanti Avanti!

Giovanni Capano è l’Edipo di Pasolini (Christian Adorno Bard) in Affabulazione-Foto Nazar Fedunyk

Quale relazione c’è tra Sandro, Benito, Nino, Marcello e Pier Paolo? La sceneggiatrice di Hermes Movie ce lo spiega citando l’Auryn de La storia infinita:

tutto ciò che scrivo accade, tutto ciò che accade io lo scrivo.

R.J. Pintus cita M.Ende

La spiegazione più prosaica, più puntuale e meno onirica arriva dal regista Marco Bracco che, commentando anche i nuovi risultati elettorali, afferma:

Riuscireste voi a distinguere le parole di Mussolini da quelle di Pertini se io non vi rivelassi l’autore? La politica è un’arte difficilissima tra le difficili perché lavora la materia inafferrabile, più oscillante, più incerta. La politica lavora sullo spirito degli uomini, che è un’entità assai difficile a definirsi, perché è mutevole. Questo è Mussolini e aggiunge: “Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent’anni un popolo come l’italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell’oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io. La mia dittatura è stata assai più lieve che non certe democrazie in cui imperano le plutocrazie”.

Marco Bracco

Le parole di Mussolini appaiono modernissime oggi in un sistema in cui il Deep State decide tutto e sostituisce alla giustizia delle democrazie l’efficienza di uno Stato-azienda di cui Monti prima e Draghi adesso sono i perfetti esecutori.

E Pertini? Colloca anche il Patto Atlantico, strumento di dominio economico poiché la guerra genera guerra. Pertini lo sapeva ed era contrario al guinzaglio di una Nato liberista che avrebbe, prima o poi, minato il miracolo socialista in Italia:

Noi siamo contro questo Patto Atlantico dato che esso è in funzione antisovietica. Perché non dimentichiamo, infatti, come invece dimenticano i vostri padroni di oltre Oceano, quello che l’Unione Sovietica ha fatto durante l’ultima guerra. Essa è la Nazione che ha pagato il più alto prezzo di sangue. Senza il suo sforzo eroico le Potenze occidentali non sarebbero riuscite da sole a liberare l’Europa dalla dittatura nazifascista.

Sandro Pertini

Dunque tutto quello che Pasolini ha scritto e filmato, ciò che lo ha condotto a morte proprio mentre progettava un artistico J’accuse che denudasse i giochi della politica di un’Italia colonia d’altri, sta avvenendo e oggi partiti opposti siedono senza pudore al medesimo tavolo fingendosi nemici.

Ci si chiede quale sia il potere decisionale di codesti partiti e, ormai, di gran parte dei giornalisti: le ultime imprese della nostra gloriosa repubblica sono semplicemente agghiaccianti: trattamenti sanitari obbligatori, propaganda e invio di armi.

Sanzioni antieuropee come l’uomo che si taglia i gioielli per far dispetto alla moglie: il rublo sale e l’euro scende.

Antonella Rebisso interpreta un’affranta Laura Betti

Fascisti? Il fascismo attuale è il vero mostro; i valori borghesi, quelli da combattere sempre, importati dai Liberatori con la cioccolata! Valori molto diversi e distanti dal regime mussoliniano ma molto più
adatti a uccidere gli animi. E allora io faccio i film. Perché? Perché ne ho bisogno. Facendo i film esprimo me stesso, o li faccio o mi suicido. Perché voi avete degenerato il sistema educativo in nome di un’uguaglianza che non c’è, che è gratitudine, sudditanza. Mi chiedete come possiamo allontanare il rischio e il pericolo prodotti da questa società. Si è fatto tardi, magari lasciatemi le domande, mi
serve un po’ di tempo per ragionarci. Come sapete per me è più facile scrivere che parlare.

Fabula, Rosa J. Pintus e Marco Bracco

In Avanti Avanti! Rosa Johanna Pintus e Marco Bracco raccontano i comuni ideali di Socialismo e Fascismo e le loro necessarie e drammatiche differenze ma, soprattutto, la storia di un Paese che si è illuso di una possibile liberazione e che oggi si trova a fare i conti con il suo status di colonia che deve riverire il padrone mentre l’unica forza, la nostra Italia, la deve trovare in se stessa.

Alessandra Giordano

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‘sti vecchi scorreggioni da Squid Game

Un maledetto gioco ai soldatini, anzi peggio: c’è la perversa logica di Squid Game nella guerra in Ucraina. Vecchi nostalgici della guerra fredda, annoiati dal potere, desiderosi di essere padroni del tutto sotto l’egida del neoliberalismo e dell’imperialismo ad ogni costo. Un tutto che non basta mai e che provoca stomaci vuoti nonostante un nutrirsi continuo.

Sperimentato il quasi totale assoggettamento di un mondo acritico grazie all’horror Covid, il Nuovo Ordine Mondiale si accorge che, se le industrie farmaceutiche hanno guadagnato molto, con il lockdown le guerre sono passate in secondo piano e i fabbricanti d’armi hanno smesso di guadagnare; peccato che anche loro abbiano sponsorizzato l’insediarsi di determinati governi e che qualche regalia vada pur concessa: bellum gerendum est! E Biden ci prova con tutte le sue forze. Non ci ha mai creduto lui che la guerra fredda sia finita e che le armi vadano utilizzate soltanto in Paesi del terzo mondo: la vecchia Europa, con l’addio della Merkel, sta perdendo colpi e Putin è stato cucinato al punto giusto dalle provocazioni del Deep State. Sorride Biden senza neppure rendersi conto di essere pure lui un burattino, forse il capo dei burattini, ma di certo non il presidente del mondo: non è l’artefice della rivolta in Ucraina, della strage di Odessa, del massacro del Donbass ma si è trovato la pappa fatta e ha pensato che il nazismo fosse preferibile a un eventuale comunismo russo-cinese.

La Nato appoggia spudoratamente a forze eversive di destra che tengono in vita Zelen’sky, lontane dal nazismo quanto Hitler quando decise di lasciar partecipare alle Olimpiadi Helen Mayer. Il lupo perde il pelo ma non il vizio e non oso neppure pensare quale fine sia destinata al presidente in caso di sconfitta.

Ma vediamo i Russi. Tutti sappiamo chi è Putin ed è facile pensare che abbia ritenuto in un primo tempo di denazificare l’Ucraina nella stessa maniera in cui ha cercato di ripulire la Cecenia.

Giudice militare – Perché lo hai ucciso?

Soldato – Non lo so.

G.M- Perché gli hai tagliato le orecchie?/

S- Non lo so.

G.M- Perché gli hai fatto lo scalpo?

S- E’ un ceceno.

Gm- Capisco.

Zacitzska, Alessandra Giordano

Attualmente accadono cose inimmaginabili di cui i media non fanno menzione perché sono presenti anche in Russia battaglioni neonazisti nostalgici dell’alleanza tra Hitler e Stalin. Basta cercare le notizie e non limitarsi a bere acriticamente la propaganda amica o nemica secondo la nostra personale posizione politica.

Il nazionalbolscevismo è stato reimmaginato in Russia da Aleksandr Dugin e Eduard Limonov come un rinnovato sincretismo fra nazismo e comunismo, finendo comunque per inserirsi nel frammentato mondo dell’ultranazionalismo di destra e del neofascismo e alimentare ulteriori formazioni paramilitari come le Interbrigate.

Patria Indipendente

Battaglione Azov da un lato e Battaglione Sparta dall’altro correi di portare avanti, i primi in maniera consapevole poiché da loro armati e gli altri in modo inconsapevole, gli interessi degli Americani contro l’Europa tutta.

E l’Europa? I leader, in particolare il non uomo italiano che detiene il nostro Governo, scodinzola in attesa delle crocchette Nato: Russia delenda est, sostiene, e si sente il novello Catone.

I leader e i giornalisti che animano i nostri talk show non sono diversi dai vecchi che, per mero divertimento, osservano mascherati e lepeghi, il gioco al massacro di Squid Game.

Intanto l’Ucraina muore e la pietà tace.

Alessandra Giordano


Caro Zelen’sky, di Che Guevara ce n’è uno e lo hanno fatto fuori.

Caro Zelen’sky,

pur non essendo filorussa, non cado nel tuo inganno mediatico. Probabilmente hai confuso l’Ucraina per un set televisivo ma i tuoi attori stanno morendo come in Squid Game.

Stai condannando da tempo i figli della tua terra ad essere orfani, figli già condannati una volta da Chernobyl ma, evidentemente, per l’Ucraina non ci può essere pace.

Ora appari agli occhi del popolo come esempio di resistenza ma dov’eri quando le tue donne, bionde e belle, quindi ancor più a rischio, abbandonavano il loro Paese, la loro famiglia, la loro lingua?

Tu non c’eri pur essendoci e, anzi, alcune mie studentesse ucraine, mi dicevano che nel granaio di Europa la corruzione mieteva più vittime del nucleare e che i Russi erano comunque migliori degli Americani anche se…

Putin è di fatto uno zar.

Altre invece sostenevano la tesi opposta: meglio gli Usa. Meglio gli Usa fino agli attuali decreti che hanno trasformato l’Italia, zerbino d’America, in una non democrazia.

Ma neppure l’Ucraina è una democrazia- mi dicevano quando si manifestava insieme contro il Green Pass- c’è tanto orrore in Ucraina, meglio qui senza alcun diritto.

Dov’eri allora, Zelen’sky? So dove sei adesso: in continua tournée mentre il tuo popolo muore. Ti segue ma muore mentre tu ti atteggi a Che Guevara e non lo sei.

E proprio perché sei seguito, sei adorato, sei osannato ti devi fermare e devi fermare il massacro.

Invece non vuoi. Ma essere il volto affascinante degli Americani è un’arma a doppio taglio e quindi, per conto mio, dovresti smetterla di giocare a Risiko e salvare la tua gente, quanto prima.

Salvare tu quell’Europa da cui adesso esigi aiuto.

Perché la Storia ce la dobbiamo scrivere da noi e non farla scrivere da due superpotenze che non hanno più senso e paiono due vecchi di insensate brame.

Quando l'arte racconta la violenza contro le donne

Lascia il Donbass, lascia la Crimea: vivi e lascia vivere.

Alessandra Giordano


L’Ucraina come Elena di Troia

Da otto anni l’Ucraina è in guerra, un conflitto fratricida che vede da un lato i filorussi e dall’altro i filoeuropei. Viktor Janucovyc, il presidente, non potendo vincere, lascia il Paese.

Putin non ci sta: le proteste sono state finanziate dagli Stati Uniti che vogliono circondare la Grande Russia di basi missilistiche occidentali quando la Nato, caduto il Muro di Berlino, non avrebbe più senso di esistere.

Invece esiste e attira a sé gli ex paesi del patto di Varsavia! I guerrafondai sono loro, pensa Putin, e non ha torto, agli Americani l’Ucraina interessa quanto ad Agamennone interessava Elena di Troia: non per le sue grazie il re dei re sacrificò la figlia Ifigenia!

Per gli Usa Ucraina significa Europa, significa mettere in scacco matto l’avversario di sempre, significa creare ansie e difficoltà alla Cina.

L’Ucraina, ahimè, non conta: la partita è un’altra. E in effetti Volodymyr Zelen’skyj viene interpellato pochissimo, il suo curriculum di comico e di sceneggiatore ce lo mostra nella fragilità di un Nerone che suona l’arpa tra le fiamme del suo Paese.

Non può far nulla ora Zelen’skyj, presidente odiato dal Donbass, simpatizzante dell’estrema destra e filonazista nonostante le sue origini ebraiche. Zelen’skyj è un mistero di cui sappiamo troppo poco per poter osare un qualsiasi giudizio ma possiamo comunque osservare un fatto inconfutabile: manipolato e manovrato dagli Stati Uniti, ha osato l’inosabile pensando che sarebbe stato aiutato dalla Nato in caso di guerra.

Invece Zelen’skyj e l’Ucraina erano l’esca perfetta per innescare una guerra senza sparare un colpo. Il fatto è che, perché un intervento sia giustificato, occorrono delle vittime sacrificali: Agamennone sacrificò la figlia Ifigenia, la Nato gli Ucraini (meglio ancora se donne o bambini).

L’aiuto della Nato è prudente: arrivano armi, non arrivano uomini. Quali costi avranno queste armi? Nulla è gratis.

In tutta questa vicenda colpisce la completa sudditanza dell’Europa, la sua assurda incoerenza.

Perché c’è un fatto. Un gasdotto, il Nord Stream 2, costruito già al 95%, è voluto da Russi ed UE. La Germania in particolare ne conosce l’importanza economica; gli Ucraini invece sono da sempre contrari a questa soluzione poiché guadagna dal passaggio del gas nel suo territorio mentre il Nord Stream 2 riuscirebbe ad aggirare il Paese.

Cambiato il Governo in Germania, cambiano gli interessi e, con un atto del tutto suicida, la Germania rinuncia a un gasdotto già costruito. Un gasdotto non voluto da Biden, presidente a cui sfuggono alcune pagine dei libri di storia ma che deve aver letto avidamente il primo Ken Follet: la guerra fredda è terminata e con questa la ragion d’essere della Nato.

La Nato però c’è ed è spaventosamente aggressiva, a Putin non resta altro che ricostituire, per difendersi, il Patto di Varsavia e non esclude (lo sappiamo chi è Putin) la forza.

In tutto questo i già poveri civili ucraini sono l’effetto collaterale da mettere in conto: una massa, e quindi un nulla, di gente sacrificabile per Putin, Biden, Zelen’skyj.

L’unica differenza rispetto alle Troiane di Euripide è che almeno molte donne ucraine sono in salvo in Italia.

Alessandra Giordano


Un’alleanza contro il drago e i partiti delle munifiche prebende

Genova- Ancora Italia, Riconquistiamo l’Italia, Alternativa c’è e Italexit hanno costituito una lista comune da presentare alle elezioni amministrative e, a breve, si partirà con la raccolta firme per la presentazione della stessa. I tre partiti sembrano essere l’unica opposizione possibile alla svolta neoliberista ed eversiva del nostro amato Paese che sta svendendo a William Henry Gates III (al secolo Bill Gates), a Red Bull e ad altre multinazionali il nostro patrimonio storico e naturalistico.

Attualmente l’emergenza è quella di contrastare, scusate il gioco di parole, lo stato di emergenza che risulta essere una miniera di denaro facilmente accessibile per coloro che hanno interesse a prorogarlo per mero interesse personale.

Fa male constatare come la Magistratura abbia perduto quell’autonomia di giudizio che la dovrebbe caratterizzare in un Paese democratico ma, è evidente, qui in Italia la democrazia è soltanto l’utile del più forte.

Nonostante queste considerazioni, esiste una parte politica che non si arrende e che spera , che s’impegna e che combatte non per i diritti di pochi ma per i diritti di tutti.

Montanelli scrisse che basta offrire al popolo l’illusione di un po’ di potere per poi fargli accettare tutto e acclamare la dittatura, lo scrisse riferendosi al fascismo ma l’uomo ricade nello stesso inganno.

Chi vigila, vale la pena ricordarlo, vigila per tutti: per il negoziante che pretende il green pass, per la società sportiva che non osa ribellarsi, per chi ama infierire senza sapere che sarà la prossima vittima, per chi è costretto a cedere al ricatto per non morire di fame.

I metodi del nostro beatificato premier, denunciati più volte dall’avvocato Marco Mori che si presenterà con Italexit, sono sotto gli occhi di tutti i cittadini ma molti hanno trovato in questo modus operandi una propria dimensione, un sereno modo di essere in qualità di solerti servi di un regime eversivo che mira a ridurre alla fame e al silenzio i dissidenti.

Un sistema eversivo, eversivo davvero se si considera come, grazie ai due terzi di un parlamenticchio interessato soltanto a difendere le proprie munifiche prebende, grida l’avvocato Alessandro Fusillo, l’Esecutivo sia riuscito nel silenzio del mainstream a modificare già due articoli della Costituzione: l’art.9 e l’art.41 .

A dispetto di quanto afferma il link che vi ho suggerito, la verità è un’altra ed è amara: un governo nominato e lontano dalla volontà popolare ha cambiato due articoli fondamentali della Costituzione senza neppure proporre un referendum e istituzionalizzando il ricorso ad eventuali chiusure e lockdown: un vulnus e non una riforma.

Ora è tempo di cambiare e Genova, il giorno della visita di Mario Draghi, lo ha affermato con decisione.

E di nuovo oggi lo afferma, depositando in Questura la denuncia contro Mario Draghi e i suoi ministri preparata da Marco Mori.

Ti aspettiamo alle 16.00 davanti alla Questura, un piccolo gesto fa la differenza.

Alessandra Giordano


Necessitas non habet legem, sed ipsa sibi facit legem: i motivi d’urgenza come semplificazione nella P.A.

La politica delle emergenze ha fatto scacco matto relegando la democrazia all’angolo.

La partita non è stata breve né veloce né improvvisa: le sedici pedine nere hanno cominciato l’avanzata in maniera silente ed attenta tanto che i sostenitori del re bianco non ci hanno neppure fatto caso. Del resto Simone Nardone ricorda che

Il vero politico va istruito con gli scacchi e con il poker poiché strategia e bluff concorrono alla vittoria.

Simone Nardone

La verità, ne parlavo con l’amica Chiara Fasce, attivista ben prima di me, è che all’inizio non ci siamo quasi accorte di nulla mentre adesso il passato è così leggibile, così evidente da ricordare l’ultimo capitolo de La Recherche di Marcel Proust (senza la lettura del quale non si comprende il significato del romanzo).

Il Concorso DS

La prima volta che ho letto in calce a un documento “per motivi di urgenza” mi trovavo in Emilia Romagna. Mia figlia Partecipava ai campionati nazionali di danza sportiva e noi alloggiavamo in una roulotte al Camping delle Rose. All’epoca di Coviddi non ce n’era davvero e neppure li si immaginava. Avevo una ferita quell’anno, ha ragione il poeta Gianni Priano, ma la leccavo come un gatto sornione al sole: avevo partecipato al concorso per DS, avevo superato la prima prova, non la seconda; per assurdo ero stata coinvolta dalla mia amica Giuliana Della Valle in un progetto senza precedenti: la stesura di un manuale per concorsi perché, a sua detta, scrivevo bene.

Il manuale, Mare Magnum, pubblicato due anni fa con tanta fatica e dedizione fu il più bel brainstorming a cui mi sia mai trovata a partecipare in un momento in cui il Ministero della Pubblica Istruzione voleva dividerci a tutti i costi in vincitori e ricorrenti nella logica del divide et impera.

Pur lavorando al progetto e non essendo in alcun modo negativa nei confronti dei colleghi vincitori, il risultato del Concorso non mi convinceva tanto più che coloro i quali non avevano superato la prima prova erano riusciti, tramite ricorso, ad essere ammessi alla terza prova.

E noi? Noi che avevamo superato la prima prova ma non la seconda?

Molti colleghi erano davvero preparati e risultava impossibile credere che non avessero superato la prova scritta; in breve, delusi dai sindacati, istituimmo il Comitato Trasparenza è Partecipazione e ci attivammo alla ricerca della verità.

Uno dei numerosi ricorsi al Tar ottenne la seguente sentenza:

Il ricorso va accolto a seguito della riconosciuta fondatezza della doglianza che ha contestato la legittimità dell’operato della commissione plenaria nella seduta in cui sono stati fissati i criteri di valutazione, con conseguente annullamento in toto della procedura concorsuale in questione.

Giudici del Tar del Lazio

La sentenza del Tar venne immediatamente sospesa dal Dicastero ; l’allora Miur depositò l’appello al Consiglio di Stato

con richiesta di sospensione dell’efficacia della sentenza per ragioni di necessità e urgenza.

Ebbene quindi il Tar si era interrogato sulla legittimità del concorsone ma il Ministero della Pubblica Istruzione ne annullava, di fatto, la sentenza per ” ragioni d’urgenza” .

Pensai che la politica fosse un magna magna e che questa ragione in calce al documento fosse un vulnus nel diritto ma poi passai ad altre questioni: la vita all’epoca andava avanti e, a dirla tutta, un anno dopo il Consiglio di Stato annullò la sentenza di annullamento del Tar dando ragione ai vincitori con buona pace di tutti.

Il problema non è capire chi avesse ragione ma comprendere se la ragion di Stato valga di più della Costituzione e dei passaggi giuridici necessari alla ricerca della giustizia in una democrazia.

Il mito dello snellimento della burocrazia

Perché di fatto è dagli anni Novanta che ci siamo assuefatti a questa comoda dicitura confermata da Bassanini.

L’utilizzo di provvedimenti extra ordinem era stato ritenuto importante per la competitività del nostro lento sistema burocratico che doveva rigorosamente allinearsi ai parametri di Maastricht.

E c’è stata una corsa alla semplificazione guidata dall’EIPA.

Un procedimento amministrativo va però motivato da un lato per consentire alla cittadinanza di controllare l’operato della pubblica amministrazione, dall’altro consente al privato, che si ritiene leso dall’attività amministrativa, di impugnare il provvedimento, contestando il merito delle motivazioni (oltre a poter contestare eventuali violazioni di legge, di forma o di competenza).

Per tali motivi ogni provvedimento amministrativo deve essere motivato. Le uniche eccezioni sono rappresentate dagli atti normativi e da quelli a contenuto generale, entrambi espressione di discrezionalità politica e non amministrativa (art 3 Legge sul procedimento amministrativo).

Ora, io non sono una giurista e cerco di barcamenarmi in questa materia complessa, temo tuttavia la discrezionalità politica e tutto ciò che da questa può derivare.

La Legge n 241/1990 impronta tutta l’azione della p.a. ai famosi criteri di economicità, efficienza ed efficacia che annullano qualsiasi pensiero critico.

Le norme giustificate dalla necessità però danneggiano in modo indelebile la democrazia: quali circostanze, non previste e non prevedibili, possono imporre l’ adozione di misure straordinarie atte a fronteggiare situazioni di emergenza?

L’utilizzo di continue deroghe agli articoli della nostra Carta va, per conto mio, ad oscurare quel principio di trasparenza e pubblicità che dovrebbe rendere il cittadino partecipe al dialogo con le istituzioni che lo rappresentano e colloca le istituzioni stesse in una torre d’avorio inaccessibile.

Presupposti pericolosi

I presupposti di questo modus operandi sono “i casi straordinari” e “la necessità e l’urgenza”, laddove per caso straordinario si debba intendere ogni fatto imprevedibile, naturale o sociale, che metta in pericolo la vita, l’incolumità o i beni della persona ( un terremoto, un’alluvione, una guerra); necessità ed urgenza offrono al governo la possibilità di non affrontare l’iter parlamentare; da qui deriva l’utilizzo di un linguaggio bellico e il ricorso alla figura di un grande generale in materia di sanità.

Lo Stato di guerra è il presupposto per il conferimento, da parte del parlamento deliberante, dei poteri necessari e straordinari al Governo. Questo era avvenuto con Conte, non ricordo sia avvenuto nella stessa maniera con Draghi ma forse mi sono distratta.

Per l’attuale governo dalle larghe intese l’utilizzo del decreto legge è manna dal cielo: come potrebbe un uomo abituato ad essere solo al comando, più generale del generale stesso, accettare la dialettica del Parlamento e delle quaestiones disputatae?

Disporre sospensioni al diritto ordinario è più semplice e chi non accetta l’ ipse dixit è condannato alla fame come mostra il comune destino di sanitari, poliziotti e docenti che non si sono piegati al Potere.

Speranza

Se al limite l’operato di Conte era giustificabile, considerato il panico in cui è precipitato il mondo in seguito alla Covid e la poca esperienza in materia di pandemie, l’esecutivo di Draghi non ha diritto di essere: l’uomo d’Europa ha ridotto l’Italia a un feudo in cui le stesse raccomandazioni europee sono disattese in nome di un delirio monarchico.

E l’emaciato Ministro della Salute? Sicuramente non era preparato alla vis di un potere che lo sta stritolando, tuttavia se vengono fatti degli errori vanno risarciti. Speranza è già stato giustificato per non aver aggiornato il piano pandemico in un momento di disattenzione in cui l’attuale disastro non era neppure immaginabile, momento a cui Ranieri Guerra ha cercato maldestramente di porre rimedio scomparendo dalla scena pubblica.

Nel caso del ministro Speranza non si tratta di 2500 dirigenti scolastici in concorso per un posto al sole, si tratta di un uomo che ha avuto e ha tuttora in mano il destino di un Paese e chi obiettasse che tutto sommato il nostro non è un medico e potrebbe esser stato mal consigliato, consideri che esiste la culpa in eligendo.

Ultimamente il Tar del Lazio, su ricorso di Erich Grimaldi per il Comitato Terapie Domiciliari, ha annullato la circolare ministeriale della “tachipirina e vigile attesa” in quanto avrebbe impedito ai medici di operare secondo coscienza e che avrebbe condannato a morte, perché di questo si tratta, parecchi Italiani.

Per le disposizioni in materia di Covid alcuni medici sono stati sospesi e altri vivono nel terrore di essere radiati per la semplice richiesta di una serie d’esami allergologici da prescrivere a pazienti che giustamente pretendono rassicurazioni sul proprio stato di salute.

Paradossalmente oggi l’Esecutivo spaventa più della Covid, paradossalmente oggi i sani pregano di ammalarsi per poter esercitare quei diritti costituzionali garantiti prima dello stato di emergenza.

Giorgia Meloni ha commentato con parole dure l’operato di Speranza:

La sentenza del Tar del Lazio mette una pietra tombale sull’operato del ministro Speranza, che ha la grande responsabilità di non aver mai voluto ascoltare le numerosissime esperienze cliniche portate dai medici di base: Speranza non deve restare un minuto di più.

Giorgia Meloni

Il presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini però, uno dei papabili candidati al Quirinale, ha scelto di sospendere l’efficacia della sentenza, rimandando tutto all’udienza del 3 febbraio.

Il tutto è possibile perché da due anni si agisce in regime di necessità ed urgenza in nome di un’emergenza che avrebbe potuto essere gestita diversamente se, negli anni precedenti, si fosse investito nella sanità pubblica abbandonando la mission per giungere a una sanità privata.

Ma, questo è ormai chiaro, necessitas non habet legem, sed ipsa sibi facit legem e questo è molto comodo.

Alessandra Giordano


Il decreto dei Magi e la logica delle Erinni: quella democrazia italiana che condanna i figli per le colpe dei padri

Neppure si presenta agli Italiani, il premier, ma affida ogni commento a Gaspare, Melchiorre, Baldassarre (Speranza, Bianchi, Brunetta). Baldassarre ha gli occhi vivi come non mai, si sente già reggente mentre pregusta l’ascesa dell’attuale premier al Colle per saltare sul trono.

-Decreto votato all’unanimità- chiosano alcuni.

-Momenti di tensione e fratture all’interno della Lega- dicono altri.

Ma il premier tiene banco e non si può certo pensare che paghi, come altri, i suoi “mi piace”! Quali armi possiede questa persona? Mistero.

Gaspare è teso, pallido, emaciato: il peso di una democrazia negata da due anni lo sta schiacciando e il naso è rosso per il prolungato utilizzo della FFP2, ne riconosco il segno.

Chissà se Draghi si è identificato nel mantra del suo amico Macron

Voglio far saltare i nervi dei No Vax.

Macron

Il decreto è scritto: ipse dixit.

E ancora c’è chi sostiene sia differente dalle leggi razziali del ’38: è diverso il punto di partenza, non la direzione d’arrivo.

Il decreto millanta un obbligo vaccinale over 50 a prescindere che si lavori o no. Di fatto però non si tratta di obbligo, poiché sussiste la pratica di obbligare a firmare il consenso informato, si tratta di estorsione.

State attenti, ve lo dico, se potete resistere resistete: finché dovete firmare il consenso informato non è obbligo!

Il Governo se n’è guardato bene anche questa volta e preferisce la condanna al confino alla legge che tutti i cittadini si sarebbero attesi: l’obbligo vaccinale.

Ribadisco, se potete. Se potete.

Dal 20 gennaio al 31 marzo non si potrà accedere al parrucchiere e all’estetista senza supergreenpass.

Conseguenza diretta: o queste categorie perdono clienti o cominceranno ad esercitare in casa delle clienti/untrici in nero.

Dal 1 febbraio al 31 marzo senza il supergreenpass non si potrà accedere a banche e servizi commerciali, negozi e centri commerciali, uffici pubblici, Comuni, Province, Regioni, Poste, Inps, Inail.

Pagheremo tutto dopo il 31 marzo e potrebbe essere conveniente ritirare un po’ di contante adesso visto che a breve saremo in mano al mercato nero.

Che cosa dicono i commercianti?

Accettano? Tacciono? Non si ribellano nell’anno in cui Amazon centuplicherà il fatturato? Nell’anno in cui finalmente multinazionali quali l’Associated British Foods metteranno le mani sulla decantata economia agroalimentare italiana?

Interessante, a questo proposito, la lettura di Tiziana Alterio e del suo Il dio vaccino. Forse io avrei scelto un titolo diverso poiché in realtà l’analisi è globale e andrebbe letta anche da coloro che concordano sulle misure sanitarie mentre, in questo modo, il testo arriva ad attirare un target ristretto di lettori.

La Alterio indaga, spiega, denuda, racconta una civiltà corrotta dal cancro del potere.

E il racconto di Tiziana ci aiuta a comprendere la follia di questo bulimico decretare del nostro Esecutivo.

Restano in vigore le misure più restrittive del precedente decreto: Green Pass rafforzato per mezzi pubblici, treni, hotel, palestre, eventi.

Misura che colpisce gli adolescenti figli dei No Vax:

Una società in cui i figli pagano le colpe dei padri è democratica?

Chiara Fasce, coordinatrice regionale della rete nazionale Scuola in Presenza

Una società simile ricorda la Grecia arcaica raccontata nelle tragedie o certe vendette della mafia nostrana!

Intanto dei disperati tentativi di proteggere la democrazia esistono: Forciniti del Gruppo Misto e Paragone di Italexit cercano di difendere la nostra Costituzione con lacrime, sudore, sangue e dolore.

Sul fronte civile si sta creando una società alternativa, fatta di passaparola, composta da gruppi di aiuto che agiscono ai margini del sole come guerriglieri privi d’armi e ricchi di umanità.

Cerchiamo di aiutarci, di coordinarci, di credere che se anche siamo destinati questa battaglia, non perderemo la guerra.

Cerchiamo di reagire, non attendiamo- in poltrona- la fine della Repubblica.

Alessandra Giordano