Si vota per finta
Si vota per finta perché il Rosatellum è soltanto un Mattarellum addolcito: anziché bastonarci con il bastone per la sfoglia, ci pungono con profumate spine.Mi torna sempre in mente quel monologo di Daniele Luttazzi.
Si vota per finta perché il Rosatellum è soltanto un Mattarellum addolcito: anziché bastonarci con il bastone per la sfoglia, ci pungono con profumate spine.Mi torna sempre in mente quel monologo di Daniele Luttazzi.
Silenzio.Nessuno ne parla in Italia, nonostante i giacimenti di bauxite.
Occorre guardare la TV francese per sapere qualcosa, giusto perché la Guinea apparteneva a loro nei neri capitoli del Novecento. Stiamo parlando della Guinea Conakry, definita repubblica sui manuali di geografia, di fatto regime; è normale che molti fuggano da questo territorio che si affaccia a occidente sull’Oceano Atlantico mentre a nord confina con il Mali.
Sentii questo termine, per la prima volta, in riferimento ai reduci di Auschwitz, Birkenau, Mauthausen: i bambini reduci dai campi di concentramento hanno sviluppato la resilienza.
L’affermazione non mi convinceva: io lavoravo in scuole di frontiera in cui i bambini assistevano a violenze quotidiane. Vedevo resilienza? No, rabbia ed estrema deriva. Ora, per quanto la vita in periferia sia dura, di certo ad Auschwitz fu peggiore.
Angosciati, scontenti, sdraiati ti osservano. Ti provocano, ti irritano, ti scuotono e disegnano falli: sulle tende ignifughe e giallognole (quando ci sono), sulla lavagna o sulla porta o
sul moncherino che ne è rimasto. O incisi sui vetri. Ne ho viste tante di scuole e di adolescenti tantissimi: cambiando il ceto l’atteggiamento di base permane e il fallo resta, apotropaico e catartico. La scuola media è così: un triennio di scazzo e di rabbia, di braccia troppo lunghe che non si sa dove metterle, di ormoni che esplodono e di lacrime che cadono.
Dio li fa e poi li accoppia: lui,con la sua chitarra e il volto di De André, lei e i suoi modi zingari e inusuali.Si sono incontrati, Angelo Poggio e Alessandra Giordano, tra le pagine editeda Antonello Cassan di Liberodiscrivere. Quello dell’editore non è un ruolo facile, soprattutto se ci si ritrova a combattere contro il marketing spietato di case editrici ben più note; tuttavia Cassan è riuscito a creare una sorta di salotto letterario alla De Stael, ove convergono autori dalle personalità differenti.
La storia è sempre quella dei vincitori, il Genovese lo sa ma sa anche questo: non esiste Bene e non esiste Male, non esiste il giusto in assoluto e non esiste chi sbaglia e basta.
Si tratta di una realtà triste, difficile da accettare e che spesso si scontra con gli -ismi del Novecento; in questo blog io voglio dare spazio all’uomo, non all’ideologia.
Il Genovese e io corriamo su binari diversi ma lui ha qualcosa in più di me: una storia vissuta in prima persona e che va raccontata. Lo ascolto al telefono e le parole divengono immagini, odori, sapore di Storia.
Le persone si incontrano per caso,o per destino, a volte per strada e a volte in rete; a volte, e per assurdo, sono accomunate da obiettivi simili ma differente ideologia.Conosco il Genovese per caso, su FB; è uno di quelli che non si sofferma sul mio aspetto fisico ma sulle parole che scrivo.
Sono neri e tutti maschi; non è facile entrare in classe all’inizio, non perché sono bianca ma solo perché sono donna. Tuttavia entro perché ho scelto io il mio posto anche se il mio cuore è ancora in periferia; ho scelto gli adulti perché mio figlio è adolescente e insegnare ad altri adolescenti, con i loro cappucci e gli sguardi imberbi, sarebbe stato troppo. Il fatto però è che pure questi sono adolescenti, col cappuccio e con lo smartphone, perché ai CPIA ormai i minori sono tanti.
Esiste una pubblicazione poco pubblicizzata ma intensa del mito di Ippolito; si tratta del racconto “Oltre la Voce” di Alessandra Giordano, autrice e regista teatrale a livello amatoriale. Il testo rielabora la vicenda descritta da Euripide e lo collega a un altro mito tragico dell’antichità, quello di Medea.