Poetry Slam: una data particolare
E’ una data particolare questa del Poetry Slam; poeti di origine
straniera si trovano a gareggiare in un’Italia che sembra vicina alla xenofobia.
E’ una data particolare questa del Poetry Slam; poeti di origine
straniera si trovano a gareggiare in un’Italia che sembra vicina alla xenofobia.
“Fare cultura” si può: il 13 gennaio viene inaugurata a Genova, in Salita del Prione, la sede di Librida, associazione che si occupa di promuovere eventi artistici.
Se gli squali fossero uomini, farebbero costruire nel mare enormi casse con dentro ogni sorta d’alimenti. Si preoccuperebbero che le casse avessero sempre acqua fresca e adotterebbero ogni tipo di precauzioni sanitarie: i pesciolini sani e allegri hanno un miglior sapore di quelli malinconici.
La politica fa parte della vita umana da tempo, da tempo ci attanaglia e ci appassiona. Siamo Ateniesi per cultura, politica e pensiero; ci interroghiamo da tempo su come migliorare la cosa pubblica ma pare che nessuno sia in grado di farlo.
Si urlano slogan dozzinali, si lanciano scandali, si minimizza il tutto: il tempo nasconde.
In questo clima da talk show occorre fermarsi, pensare e riflettere.
Questo spazio è una piazza silenziosa in cui si scrive, non si urla e non ci si sovrappone; un confronto serio tra destre e sinistre, falchi e colombe in cui a parlare sono anche gli antichi; autori che ormai i giovani ignorano se non frequentano il liceo. Si è di fronte a una società dal linguaggio semplificato, immediato, depauperato: la neolingua di 1984 impera ed Orwell insegna.
Eppure, in questa società che corre e produce, non tutto è da cambiare: il web non uccide il pensiero, lo agevola e lo costringe a descriversi, ad esprimersi. Questo blog è per me una sfida: mi avvicino a un linguaggio che non conosco, che interpreto, che proverà a dar parole a chi non ne possiede.
C’è bisogno di cultura, a questa seguirà la politica.
Rosa Johanna Pintus
Se gli antichi Romani andassero alle urne il 4 marzo, non potendo scegliere tra optimates e populares, Catone il Censore voterebbe la Lega censurando ogni spinta europeista (già criticò l’ellenizzazione dirompente e la cultura)
I due Gracchi voterebbero per Liberi e Uguali mentre Mario, con l’appoggio dei Metelli, voterebbe forse la Meloni convinto che sia Roma a dover entrare in Africa e non viceversa.
Si vota per finta perché il Rosatellum è soltanto un Mattarellum addolcito: anziché bastonarci con il bastone per la sfoglia, ci pungono con profumate spine.Mi torna sempre in mente quel monologo di Daniele Luttazzi.
Silenzio.Nessuno ne parla in Italia, nonostante i giacimenti di bauxite.
Occorre guardare la TV francese per sapere qualcosa, giusto perché la Guinea apparteneva a loro nei neri capitoli del Novecento. Stiamo parlando della Guinea Conakry, definita repubblica sui manuali di geografia, di fatto regime; è normale che molti fuggano da questo territorio che si affaccia a occidente sull’Oceano Atlantico mentre a nord confina con il Mali.
Sentii questo termine, per la prima volta, in riferimento ai reduci di Auschwitz, Birkenau, Mauthausen: i bambini reduci dai campi di concentramento hanno sviluppato la resilienza.
L’affermazione non mi convinceva: io lavoravo in scuole di frontiera in cui i bambini assistevano a violenze quotidiane. Vedevo resilienza? No, rabbia ed estrema deriva. Ora, per quanto la vita in periferia sia dura, di certo ad Auschwitz fu peggiore.
Angosciati, scontenti, sdraiati ti osservano. Ti provocano, ti irritano, ti scuotono e disegnano falli: sulle tende ignifughe e giallognole (quando ci sono), sulla lavagna o sulla porta o
sul moncherino che ne è rimasto. O incisi sui vetri. Ne ho viste tante di scuole e di adolescenti tantissimi: cambiando il ceto l’atteggiamento di base permane e il fallo resta, apotropaico e catartico. La scuola media è così: un triennio di scazzo e di rabbia, di braccia troppo lunghe che non si sa dove metterle, di ormoni che esplodono e di lacrime che cadono.
Dio li fa e poi li accoppia: lui,con la sua chitarra e il volto di De André, lei e i suoi modi zingari e inusuali.Si sono incontrati, Angelo Poggio e Alessandra Giordano, tra le pagine editeda Antonello Cassan di Liberodiscrivere. Quello dell’editore non è un ruolo facile, soprattutto se ci si ritrova a combattere contro il marketing spietato di case editrici ben più note; tuttavia Cassan è riuscito a creare una sorta di salotto letterario alla De Stael, ove convergono autori dalle personalità differenti.