Una Medea legata che danza Stravinsky, così- nel mese della dedicato alla donna- si aprirà il laboratorio La magia di Medea proposto da LIBRIDA. Attraverso una piccola performance visionaria e immediata, la conduttrice pone l’accento su due concetti cardine: l’essere donna e l’essere straniera. Tema, questo, affrontato già in Fedra e la fragilità lo scorso 25 febbraio.
Nel caso di Medea però le tinte sono molto più forti e il colore lo sceglie Euripide che, nel 431 a.C., con questa donna così sofoclea, mise a disagio i giudici. Alessandra Giordano allora setaccia e reinterpreta il mito: eternamente sospesa tra la cultura classica e la realtà della periferia più estrema, si trova a rappresentare una Medea in carcere, poco importa se sia colpevole o innocente. Il mito del resto non è generoso e ricorda questa donna per atti atroci: le si imputa l’uccisione del fratello Apsirto, la si cita come assassina dei figli; impossibile allora non pensare a quella Jessica e a quella Annamaria che hanno dipinto di rosso le cronache di vent’anni fa: delitti ancora poco chiari come poco chiara è la storia di questo personaggio.
Medea aiuta Giasone a prendere il vello d’oro, come la cugina Arianna aiuta Teseo a uccidere il Minotauro.
Entrambe tradiscono il padre, entrambe si offrono a stranieri che poi le ripudiano.
In particolare Medea, come la zia Circe, prima di essere ammaliatrice è vittima d’amore: Giasone si serve di Medea ma non la ama, le riserva le attenzioni che si danno a una πολλακη, non a una moglie.
La ragion di stato è padrona dell’eroe greco -colpevole di omicidio quanto lei- che, smaltiti i giovanil furori, deve mettere la testa a posto: il re di Corinto (il solito Creonte) offre a Giasone sua figlia Creuza e l’eroe non rifiuta l’offerta.
Medea non lo può accettare, non si fa da parte come avviene nel caso di Ermengarda quando Carlo Magno la ripudia.
Non si fa da parte perché non è addomesticata, è viva:
Quando una DONNA viene offesa nel suo letto, non c’è altra mente che sia più sanguinaria.
Medea, Euripide
Questi versi sono interessanti in quanto inaccettabili per la morale, ma se Euripide avesse scritto:
quando un UOMO viene offeso nel suo letto, non c’è altra mente che sia più sanguinaria
nessuno si sarebbe scandalizzato: né gli antichi Greci né noi, ormai assuefatti a infanticidi compiuti per vendetta.
Per un Giasone infanticida ci sarebbero stati due articoletti di cronaca nera (si pensi a Eracle), per Medea circa duemilaquattrocento anni di discussione: è innaturale che una donna uccida i figli, non è innaturale che li uccida un uomo.
Il punto però è un altro: se Medea non avesse ucciso i suoi figli?
Sostiene questa tesi la tedesca Christa Wolf che va a ficcare il naso nel mito pre-euripideo.
La Medea di Christa Wolf è vittima di un complotto: privata dei figli, è accusata di averli uccisi.
Medea, prima della tragedia di Euripide, incarnava il dramma di una donna STRANIERA che non poteva essere accettata dalla civiltà di Corinto; consapevole dell’odio che i Corinzi provano verso di lei, Medea si rifugia con i figli presso il tempio di Era.
Non basta: i Corinzi arrivano a lapidare i figli di Medea in luogo sacro e questi muoiono.
E’ curioso come la Wolf non sia l’unica a recuperare l’antico mito di Medea; prima di lei lo fa Corrado Alvaro, scrittore calabrese antifascista.
La Medea di Alvaro si circonda di Amazzoni ma non è un’ Amazzone, è una donna innamorata. Creonte appare finto, robotico e spiega con voce affilata e tagliente le ragioni del suo ripudio:
Il popolo mormora, la gente vuol star tranquilla! E più s’aprono le vie del mondo, più la gente si chiude.
Giasone metta almeno al riparo i miei figli.
No, non c’è asilo per i figli di Medea nel mio regno, il popolo mormora: la loro presenza è impura.
La lunga notte di Medea, C.Alvaro
Per i figli questo significa esilio, perdita di diritti, morte certa.
Il fatto che Corrado Alvaro scrivesse queste cose nel 1949 fa rabbrividire: l’autore immaginava che l’Italia si sarebbe nuovamente affidata a una destra xenofoba?
Non lo sappiamo, sappiamo solo che gli artisti anticipano, con le loro opere, il futuro.
Lo spazio concesso dalla saletta, che ora ospita una collettiva sulla donna, è piuttosto intimo; è gradita la prenotazione su info@librida.it
Rosa Johanna Pintus
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