La cadrega, quella di Aldo, Giovanni e Giacomo, ce la ricordiamo tutti.
Erano i primi anni di una Lega che portava ancora il riferimento Nord nel nome e nel simbolo, Bossi spopolava ma poteva anche essere oggetto di satira perché si era ben lontani da qualsiasi ipotesi di regime. E i comici, visto che nel mondo dell’arte non esistono barriere, provenivano da parti diverse di un’Italia unita.
L’Italia non era un esempio di politica, venivamo paragonati alla famosa Repubblica delle Banane ma nessuno, eccetto gli iscritti alla Lega Nord, prendeva sul serio questa fame di secessionismo.
Non piacevano i meridionali, non piacevano gli immigrati però, sicuramente, piacevano le donne belle, intelligenti, in carriera.
La cadrega, dopo anni di politica filoeuropea, torna alla ribalta e difende i nazionalismi più beceri: si ottiene l’autonomia, si sequestra impunemente la Diciotti, si confonde il reato con l’orientamento politico e, se questi fossero stati al governo nel 2001, anche il G8 di Genova sarebbe stato considerato normale.
E Di Maio si vende per una cadrega: il giustiziere puro diviene uomo di potere prima ancora di essere un politico.
Difende l’indifendibile, si regala a chi ritiene il Sud un serbatoio di voti ma lui ne perde e non se ne rende conto: comanda Salvini e lui ne è il delfino in un’Italia che puzza di nazionalsocialismo: via i migranti! via le proteste!via la musica straniera dalle radio italiane! via i professori meridionali e via le donne: che se ne stiano a casa perché rubano posti di lavoro!
E il PD, che non ha voluto difendere la cadrega coi pentastellati, guarda e tace.
Rosa Johanna Pintus