Buongiorno cari, oggi vi propongo, nell’ambito della geostoria, la Tunisia. Potete visualizzare la lezione su Edmodo, su Epub editor o qui ma, se il blog è più pratico per usufruire dei link, su Epub editor la lezione è semplificata grazie all’utilizzo dei colori (che qui non restano).
Ti conviene intanto ripassare questa lezione su Roma.
Abbiamo già affrontato l’argomento in classe, dunque considerate questo un ripasso.
Vi ricordate Didone ed Enea? Ne parlammo in relazione ai destini dei Troiani.
All’ epoca vi raccontai la relazione tra Didone ed Enea. Abbiamo visto che, secondo il mito, i rapporti tra Roma e la Tunisia, in particolare con Cartagine,non sono nati sotto una buona stella. Come abbiamo ricordato, secondo gli antichi, causa di tanto strazio fu proprio quella storia d’amore, tra la regina Didone, pia vedova, e il profugo Enea, un “mascalzone” che fuggiva da Troia, città incendiata dai Greci.
Evidentemente la rotta Turchia (ove si trovava Troia)-Tunisia (ove si trovava Cartagine) e Italia (ove si trovava Roma) era già praticata; forse non si attraversava il Sahel, perché l’Africa da cui molti di voi provengono non era conosciuta (hic sunt leones, dicevano i Romani).
Didone era, dicevamo, vedova e regina: una donna con tanto potere, troppo per l’epoca. Aveva capito che, l’unico modo per mantenere il regno, era quello di non sposarsi di nuovo.
Che poi amasse o no il defunto e compianto marito, tale Sicheo, poco ci importa.
Di fatto, quando vede Enea scendere dalla nave, è amore a prima vista.
Enea piaceva a tutte, la scrittrice Christa Wolf pensa che avesse addirittura una relazione con la sacerdotessa Cassandra (le sacerdotesse erano delle bellissime suore dell’epoca, non potevano avere fidanzati).
ATTENZIONE: sto usando il congiuntivo perché esprimo OPINIONI, non certezze.
Anche Enea rimane turbato da Didone: si guardano, si cercano, restano soli, scoppia un temporale, c’è una grotta e…lo fanno! “Lo fanno”, sapete meglio di me che cosa intendo.
Ma poi arriva Venere, dea della bellezza e madre di Enea, la suocera che nessuna donna vorrebbe mai avere.
Ed Enea ascolta la madre, non Didone. Parte perché il destino ha in serbo grandi cose per lui ma Didone, abbandonata, si uccide.
Molti anni dopo i nodi tornano al pettine: i discendenti di Enea, in particolare Romolo, ha già fondato Roma da tempo.
Tra i discendenti di Enea e i discendenti di Didone scoppiano le famose guerre puniche.
Se avete guardato il video che vi ho proposto e che ho scelto perché la docente Lorena è molto brava e chiara, ora potete leggere una delle pagine più toccanti della storia.
Vi ho già presentato Tucidide, Plinio il Giovane, Tacito e adesso ecco Polibio. Lo leggiamo perché scrive bene e perché voi dovete imparare a scrivere e a riconoscere la grammatica italiana (in realtà lui scriveva in greco, questa è una traduzione!).
In questo dialogo i protagonisti sono Annibale Barca, generale cartaginese, e Scipione l’Africano che era un generale romano detto Africano per le sue imprese in Africa.
ATTENZIONE: è un brano da livello B2/C1
Devi conoscere:
Polibio. Per la lettura semplificata e colorata vai qui.
L’indomani entrambi i comandanti uscirono dal loro accampamento con un gruppo di soldati; quindi, lasciati anche questi (guarda: il participio passato da solo!! Senza ausiliare!)si incontrarono a mezza strada, ciascuno con un interprete. Annibale, porgendo (mentre porge, porgere>dare) per primo la destra a Scipione, iniziò a parlare dicendo (e dice)che la cosa migliore sarebbe stata (condizionale passato che indica l’ impossibilità di tornare indietro, è UN PERIODO IPOTETICO) che i Romani non avessero mai aspirato (congiuntivo trapassato) ai territori fuori d’Italia, né i Cartaginesi a quelli fuori dell’Africa: i domini di entrambi sarebbero infatti stati ad ogni modo abbastanza vasti e circoscritti dalla natura stessa. «Ma poiché invece venimmo a contesa prima per il possesso della Sicilia, poi per quello della Spagna e infine, non sufficientemente provati dalla fortuna, siamo arrivati a tal punto che voi in passato e noi proprio ora corriamo pericolo per la salvezza stessa della patria, per salvarci dobbiamo smettere di combattere. Io sono pronto, perché ho imparato per esperienza personale come la fortuna sia mutevole e favorisca ora l’uno ora l’altro, trattando gli uomini come bambini. Temo però che tu (è un periodo lungo e rischi di perderti, segui le parole in verde), o Scipione, sia perché sei ancora troppo giovane, sia perché ogni cosa ti è andata secondo i tuoi piani, tanto in Spagna quanto in Africa, e non hai ancora subito alcun rovescio della fortuna, non ti lascerai convincere dalle mie parole, per quanto degno di fede. Considera (2 persona modo imperativo)pertanto, in base a quanto io ora ti dirò, quale sia il corso delle vicende umane: non ricorrerò a esempi del passato ma a fatti dei nostri giorni; ora mi trovo in Africa, ridotto a trattare con te che sei Romano, della salvezza mia e dei Cartaginesi. Ti esorto dunque a considerare tutto questo e a non insuperbire, ma a provvedere da uomo nelle presenti circostanze: cioè a scegliere sempre fra i beni il maggiore, fra i mali il minore. Chi, essendo avveduto, vorrebbe affrontare un pericolo quale quello che ora ti sovrasta? Se sarai vincitore in questa battaglia non potrai accrescere di molto la tua fama, né quella della tua patria; se sarai vinto distruggerai il frutto di tutte le tue nobili e splendide imprese compiute. >> Scipione rispose: «Come tu, o Annibale, sai benissimo, non furono i Romani a dar inizio alla guerra per la Sicilia e la Spagna ma i Cartaginesi! Anche gli dèi lo attestano, avendo concesso la vittoria non a coloro che hanno dato inizio alle ostilità, ma a chi ha combattuto per difendersi. Io considero più di ogni altro il mutare della fortuna e tengo conto per quanto è possibile della condizione umana. Se prima che i Romani passassero (congiuntivo imperfetto PROTASI PERIODO IPOTETICO)in Africa tu ti fossi spontaneamente allontanato (PROTASI PERIODO IPOTETICO) dall’Italia avendo offerto queste condizioni di pace, le tue richieste sarebbero state senz’altro soddisfatte!(APODOSI PERIODO IPOTETICO ).Ma tu te ne sei andato dall’Italia contro tua volontà, mentre noi, passati in Africa, siamo vincitori sul campo (cioè, le cose sono davvero mutate!).
Soprattutto poi eravamo già scesi (e NON eravamo scesi già/già eravamo scesi)a patti: i tuoi concittadini ce ne (ci avevano supplicati di questi)avevano supplicati dopo essere stati sconfitti e noi avanzammo proposte nelle quali(pronome relativo declinabile), oltre a ciò (pronome dimostrativo) che tu offri ora, era scritto che i Cartaginesi restituissero i prigionieri senza riscatto, rinunciassero alle navi da guerra, pagassero cinquemila talenti d’indennizzo e consegnassero (il congiuntivo in questo caso riporta una sorta di discorso indiretto)degli ostaggi a garanzia dei patti. Dopo aver stipulato questi accordi, inviammo ambasciatori al Senato e al popolo, noi per dichiarare il nostro assenso alle condizioni siglate, i Cartaginesi per implorare che esse fossero ratificate. Il Senato acconsentì, il popolo accettò le condizioni; i Cartaginesi dopo aver ottenuto (può diventare un gerundio?)quanto avevano richiesto, violarono i patti e ci tradirono. Che cosa ci resta da fare? Mettiti nei miei panni e parla: dobbiamo togliere le più gravi condizioni imposte, affinché i Cartaginesi, premiati per la loro empietà, insegnino ai posteri a tradire sempre i benefattori o, avendo conseguito quanto ci chiedono, ce ne siano grati? Avendo ottenuto attraverso le suppliche ciò che domandavano, non appena poterono contare un poco su di te, subito ci hanno trattati da nemici. Stando così le cose, potremmo proporre al popolo una nuova tregua se aggiungeremo alle precedenti qualche clausola aggravante, ma se dobbiamo rendere più lievi i patti già stabiliti, non è neppure il caso di avanzar proposte. Dove voglio arrivare dunque? Dovete consegnarci a discrezione voi stessi e la vostra città, oppure dovrete vincerci sul campo!».
In questo brano ho evidenziato diverse parole, osservale bene per svolgere correttamente gli esercizi.
Questo celebre brano di Polibio dovrebbe ricordarti un altro brano famoso letto in classe, quello dei Meli e degli Ateniesi.
In un political show i due avversari avrebbero la possibilità di esporre così chiaramente le proprie idee o litigherebbero?
Ora vediamo da vicino la Tunisia: guarda qui la Tunisia.
La Tunisia si trova nel Maghreb. Il suo territorio si estende per circa 2/3 al di sotto dei 400 m s.l.m. anche se a nord vi sono alcuni rilievi che appartengono alla catena dell’Atlante.
A est e a sud i rilievi dell’Atlante si abbassano e formano quella regione collinare denominata Sahel .
A sud c’è un’ampia depressione occupata da bacini lacustri salmastri, i chot.
La costa settentrionale è compatta quindi non ci sono porti.
A est c’è la profonda insenatura del Golfo di Tunisi .
La costa orientale si sviluppa da nord a sud, davanti a questa ci sono piccole isole: Gerba e le isole dell’arcipelago Kerkenna.
Il clima della Tunisia settentrionale e centrale è subtropicale, di tipo mediterraneo: l’estate è calda e asciutta, l’inverno è mite fuorché nelle aree più elevate dell’Atlante; le precipitazioni, in prevalenza autunnoinvernali, non sono abbondanti, con forti differenze da un anno all’altro.
A sud il clima è tropicale, con temperature più elevate, soprattutto d’inverno, e piovosità scarsa e irregolare, fino a divenire, nell’estremità meridionale, un vero e proprio clima desertico, con precipitazioni pressoché nulle.
Una vera rete idrografica (fiumi e laghi) esiste solo nella Tunisia settentrionale perché lì ci piove. L’unico fiume importante è la Medjerda, che ha origine in Algeria .
Vi sono poi alcuni laghi costieri della costa settentrionale, e soprattutto gli stagni salmastri, di cui il maggiore è il Gerid.
La vegetazione non è abbondante e verso l’interno sfuma nella steppa e nel deserto.
Nel Tell settentrionale vi sono querce e alberi da sughero (in Italia li abbiamo solo in Sardegna).
Sulla costa sono comuni la palma nana e il lentisco.
La fauna tunisina è quella tipica nordafricana.
Per quanto riguarda la speranza di vita, alla nascita è di 75,7 anni, questo dato è misurato dall’ONU attraverso gli indicatori del reddito, della salute e dell’istruzione per cui la Tunisia si colloca al 95° posto della classifica mondiale (2008).
La situazione della donna è pessima: in base a un altro indice dell’ONU, quello relativo alla condizione femminile (GDI), la Tunisia si piazza al 122° posto peròla Tunisia, tra i paesi arabi, è quello che maggiormente ha investito risorse nella promozione dello status sociale delle donne, fin dagli anni 1950. Tra l’altro, è stato il primo paese arabo che ha messo fuorilegge la poligamia.
La Tunisia è una repubblica presidenziale.
Le città principali sono Tunisi, che è la capitale, Sfax, Nabeul , Ben Arous, Monastir e Sousse.