La scuola in fallo: istruzione, distruzione e paure

Ritratto di una media

Angosciati, scontenti, sdraiati ti osservano. Ti provocano, ti irritano, ti scuotono e disegnano falli: sulle tende ignifughe e giallognole (quando ci sono), sulla lavagna o sulla porta o

sul moncherino che ne è rimasto. O incisi sui vetri. Ne ho viste tante di scuole e di adolescenti tantissimi: cambiando il ceto l’atteggiamento di base permane e il fallo resta, apotropaico e catartico. La scuola media è così: un triennio di scazzo e di rabbia, di braccia troppo lunghe che non si sa dove metterle, di ormoni che esplodono e di lacrime che cadono.

In Francia come in Italia, con i migranti come con gli Italiani. E l’insegnante lì: giudicato si muove come un funambolo su un filo.

Ho assistito talvolta ad alterchi assurdi, talvolta mi son persino pizzicata per capire se ero desta:

Insegnante: -Suvvia, fa’ il tuo dovere qualche volta!

Allieva:-Lo sto facendo il mio dovere!

Insegnante:-Il tuo dovere è imparare!

Allieva:-Ma da quando? Il mio dovere è stare qui così a lei la pagano che sennò non ci avrebbe lavoro.

 

Come nel caso del portiere, dell’insegnante è la responsabilità di ogni rigore non parato: se dà la nota ha perso, se non la dà è un debole. In teoria dovrebbe farsi rispettare con uno sguardo, incutere timore ad ogni respiro ma, attenzione, essere autorevole e non autoritario; anche l’ultimo strumento, quello della bocciatura, non è più utilizzabile perché potrebbe ledere l’autostima dell’allievo.

Così creiamo categorie di BES o DSA o ADHD, non si parla più di problemi scolastici: se l’allievo non ha voglia di studiare ci rivolgiamo alla ASL e via col balletto dei -logi e degli -isti! Gli psicologi, i neurologi, i pedagogisti, i logopedisti, gli psicanalisti (questi ultimi per gli insegnanti frustrati!). Vi sono certificati per tutto e ogni errore è poesia, poco importa se la lingua viene depauperata, se le categorie vengono sovvertite, se scendimi il cane che lo piscio diviene  progettocompetenzedialettodorigine.

Minacce, ricorsi e affini

E sì! Chi non è dentro stenta a crederci, ma è proprio così!Tutto è lecito purché sia traducibile in competenza o in progetto. E allora il fallo apotropaico me lo disegno io, come insegnante, magari con il CAD sul registro elettronico.

La verità, nuda e cruda, è che la media italiana si è ridotta in questo modo perché molti presidi hanno paura dei genitori.

E dei ricorsi.

Se nelle scuole di frontiera si sta bene perché i genitori minacciano molto ma agiscono poco, nelle scuole d’élite i genitori agiscono senza minacciare:

Sono stata richiamata dal dirigente per una lettera scritta dai genitori (Rita).

Ho trovato una lettera anonima nel mio cassetto nella quale mi si invitava a seguire il programma (Daniela).

La preside mi ha ripreso per via dei compiti, mi ha mostrato una specie di cahier de doleance firmato e controfirmato dai genitori (Carolina).

In realtà i programmi ministeriali non esistono più, se non fosse per quel “copia e incolla” attuato su linee guida arricchite da quelle odiose competenze di Lisbona che insistono sull’importanza della competenza digitale in scuole in cui manca il PC.

Ho visto, lo giuro, dare delle valutazioni di competenza digitale basandosi sulla capacità di usare lo smartphone in maniera disinvolta e veloce; non so se mi spiego, è come se vi dessi un 10 di elettronica perché sapete accendere la luce!

Marina ha insegnato anche in Francia:

Mi trovavo lì per un assegno di dottorato; un’esperienza annuale davvero interessante. Insegnavo italiano in compresenza con la docente curricolare; i ragazzi erano esattamente come i nostri: né più né meno svogliati. Le problematiche sono le stesse in tutto il mondo occidentale e i dodici anni anni sono uguali in Francia e in Italia.

In Italia il ruolo dell’insegnante è delegittimato e il più delle volte la burocrazia ha il sopravvento sulla didattica.

I genitori però sono diversi: la figura dell’insegnante non è messa in discussione e la conoscenza passa. Chiaro, non mi riferisco alle scuole a rischio. Nelle scuole a rischio però ci sono degli aiuti, dei progetti reali che in Italia si vedono solo a Torino.

A Torino! Già, ma a Torino c’era la professoressa Strucchi, una donna che le competenze le aveva davvero; ella è riuscita a convogliare i fondi dove effettivamente servivano.

I palliativi

I palliativi del Governo per risolvere la drammatica situazione di un triennio che non funziona sono vani.

Che poi fosse solo il triennio della media a non funzionare! Paradossalmente più si allunga l’obbligo scolastico meno gli studenti sanno.

In molti casi la scuola dagli undici ai quindici anni somiglia a un centro socio-educativo in cui funziona soltanto la figura dell’insegnante capo-branco. Il problema però è che il carisma dell’insegnante stile “Attimo fuggente” non è poi così positivo; perché -se è lecito dire che i libri non contengono la verità assoluta- prima di esprimere il proprio parere sulla letteratura un ragazzo dovrebbe conoscerla.

E chi non riesce a tenere la classe? Niente paura, c’è il film! E su internet ci sono parecchie schede didattiche fornite da professori che lavorano seriamente.

Perché poi la grammatica non conta più.

Ma attenzione, la colpa non è delle medie, è delle elementari. Bisogna avere il coraggio di dirlo: gli studenti arrivano alla secondaria asini perché la primaria disperde le energie in recite, laboratori e canti di Natale.

Senza però mai nominare Gesù: qualsiasi religione nella scuola pubblica è reato!

Non solo per quanto riguarda i cristiani, per i musulmani soprattutto: ho visto scene di patetico e bieco razzismo contro un mio studente migrante che chiedeva solo di pregare.

Uno potrebbe dire: “Finalmente! Una sana disciplina marxista-leninista!”

Invece no: la disciplina è stata sostituita dalla creatività e dal cooperative-learning, dal peer to peer ma di fatto si tratta di un pear to pear perché noi insegnanti ormai ci guardiamo intorno attoniti come pere.

Croce, Gentile, i partigiani e il fascismo

La scuola di Gentile, influenzata da Benedetto Croce che di certo fascista non era, ebbe il torto di non comprendere la complessità del Pascoli e di inserirlo nei programmi delle elementari. Per il resto funzionava e riusciva a rendere gli adolescenti uomini: uno diviene uomo quando supera quelle regole che lo hanno educato e le rielabora.

La scuola trasmissiva insegnava e, in realtà, stimolava il pensiero.

E chissà se lo sapevano quei partigiani che lo hanno ucciso a tradimento, chissà se erano coscienti di uccidere un filosofo.

Di certo non sapevano che, nello spazio di un cinquantennio, la sinistra si sarebbe dedicata al mondo della finanza e non a quello dell’istruzione!

Rosa Johanna Pintus

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