Da otto anni l’Ucraina è in guerra, un conflitto fratricida che vede da un lato i filorussi e dall’altro i filoeuropei. Viktor Janucovyc, il presidente, non potendo vincere, lascia il Paese.
Putin non ci sta: le proteste sono state finanziate dagli Stati Uniti che vogliono circondare la Grande Russia di basi missilistiche occidentali quando la Nato, caduto il Muro di Berlino, non avrebbe più senso di esistere.
Invece esiste e attira a sé gli ex paesi del patto di Varsavia! I guerrafondai sono loro, pensa Putin, e non ha torto, agli Americani l’Ucraina interessa quanto ad Agamennone interessava Elena di Troia: non per le sue grazie il re dei re sacrificò la figlia Ifigenia!
Per gli Usa Ucraina significa Europa, significa mettere in scacco matto l’avversario di sempre, significa creare ansie e difficoltà alla Cina.
L’Ucraina, ahimè, non conta: la partita è un’altra. E in effetti Volodymyr Zelen’skyj viene interpellato pochissimo, il suo curriculum di comico e di sceneggiatore ce lo mostra nella fragilità di un Nerone che suona l’arpa tra le fiamme del suo Paese.
Non può far nulla ora Zelen’skyj, presidente odiato dal Donbass, simpatizzante dell’estrema destra e filonazista nonostante le sue origini ebraiche. Zelen’skyj è un mistero di cui sappiamo troppo poco per poter osare un qualsiasi giudizio ma possiamo comunque osservare un fatto inconfutabile: manipolato e manovrato dagli Stati Uniti, ha osato l’inosabile pensando che sarebbe stato aiutato dalla Nato in caso di guerra.
Invece Zelen’skyj e l’Ucraina erano l’esca perfetta per innescare una guerra senza sparare un colpo. Il fatto è che, perché un intervento sia giustificato, occorrono delle vittime sacrificali: Agamennone sacrificò la figlia Ifigenia, la Nato gli Ucraini (meglio ancora se donne o bambini).
L’aiuto della Nato è prudente: arrivano armi, non arrivano uomini. Quali costi avranno queste armi? Nulla è gratis.
In tutta questa vicenda colpisce la completa sudditanza dell’Europa, la sua assurda incoerenza.
Perché c’è un fatto. Un gasdotto, il Nord Stream 2, costruito già al 95%, è voluto da Russi ed UE. La Germania in particolare ne conosce l’importanza economica; gli Ucraini invece sono da sempre contrari a questa soluzione poiché guadagna dal passaggio del gas nel suo territorio mentre il Nord Stream 2 riuscirebbe ad aggirare il Paese.
Cambiato il Governo in Germania, cambiano gli interessi e, con un atto del tutto suicida, la Germania rinuncia a un gasdotto già costruito. Un gasdotto non voluto da Biden, presidente a cui sfuggono alcune pagine dei libri di storia ma che deve aver letto avidamente il primo Ken Follet: la guerra fredda è terminata e con questa la ragion d’essere della Nato.
La Nato però c’è ed è spaventosamente aggressiva, a Putin non resta altro che ricostituire, per difendersi, il Patto di Varsavia e non esclude (lo sappiamo chi è Putin) la forza.
In tutto questo i già poveri civili ucraini sono l’effetto collaterale da mettere in conto: una massa, e quindi un nulla, di gente sacrificabile per Putin, Biden, Zelen’skyj.
L’unica differenza rispetto alle Troiane di Euripide è che almeno molte donne ucraine sono in salvo in Italia.
Genova- Ancora Italia, Riconquistiamo l’Italia, Alternativa c’è e Italexit hanno costituito una lista comune da presentare alle elezioni amministrative e, a breve, si partirà con la raccolta firme per la presentazione della stessa. I tre partiti sembrano essere l’unica opposizione possibile alla svolta neoliberista ed eversiva del nostro amato Paese che sta svendendo a William Henry Gates III (al secolo Bill Gates), a Red Bull e ad altre multinazionali il nostro patrimonio storico e naturalistico.
Attualmente l’emergenza è quella di contrastare, scusate il gioco di parole, lo stato di emergenza che risulta essere una miniera di denaro facilmente accessibile per coloro che hanno interesse a prorogarlo per mero interesse personale.
Fa male constatare come la Magistratura abbia perduto quell’autonomia di giudizio che la dovrebbe caratterizzare in un Paese democratico ma, è evidente, qui in Italia la democrazia è soltanto l’utile del più forte.
Nonostante queste considerazioni, esiste una parte politica che non si arrende e che spera , che s’impegna e che combatte non per i diritti di pochi ma per i diritti di tutti.
Montanelli scrisse che basta offrire al popolo l’illusione di un po’ di potere per poi fargli accettare tutto e acclamare la dittatura, lo scrisse riferendosi al fascismo ma l’uomo ricade nello stesso inganno.
Chi vigila, vale la pena ricordarlo, vigila per tutti: per il negoziante che pretende il green pass, per la società sportiva che non osa ribellarsi, per chi ama infierire senza sapere che sarà la prossima vittima, per chi è costretto a cedere al ricatto per non morire di fame.
I metodi del nostro beatificato premier, denunciati più volte dall’avvocato Marco Mori che si presenterà con Italexit, sono sotto gli occhi di tutti i cittadini ma molti hanno trovato in questo modus operandi una propria dimensione, un sereno modo di essere in qualità di solerti servi di un regime eversivo che mira a ridurre alla fame e al silenzio i dissidenti.
Un sistema eversivo, eversivo davvero se si considera come, grazie ai due terzi di un parlamenticchio interessato soltanto a difendere le proprie munifiche prebende, grida l’avvocato Alessandro Fusillo, l’Esecutivo sia riuscito nel silenzio del mainstream a modificare già due articoli della Costituzione: l’art.9 e l’art.41 .
A dispetto di quanto afferma il link che vi ho suggerito, la verità è un’altra ed è amara: un governo nominato e lontano dalla volontà popolare ha cambiato due articoli fondamentali della Costituzione senza neppure proporre un referendum e istituzionalizzando il ricorso ad eventuali chiusure e lockdown: un vulnus e non una riforma.
Ora è tempo di cambiare e Genova, il giorno della visita di Mario Draghi, lo ha affermato con decisione.
E di nuovo oggi lo afferma, depositando in Questura la denuncia contro Mario Draghi e i suoi ministri preparata da Marco Mori.
Ti aspettiamo alle 16.00 davanti alla Questura, un piccolo gesto fa la differenza.
La politica delle emergenze ha fatto scacco matto relegando la democrazia all’angolo.
La partita non è stata breve né veloce né improvvisa: le sedici pedine nere hanno cominciato l’avanzata in maniera silente ed attenta tanto che i sostenitori del re bianco non ci hanno neppure fatto caso. Del resto Simone Nardone ricorda che
Il vero politico va istruito con gli scacchi e con il poker poiché strategia e bluff concorrono alla vittoria.
Simone Nardone
La verità, ne parlavo con l’amica Chiara Fasce, attivista ben prima di me, è che all’inizio non ci siamo quasi accorte di nulla mentre adesso il passato è così leggibile, così evidente da ricordare l’ultimo capitolo de La Recherche di Marcel Proust (senza la lettura del quale non si comprende il significato del romanzo).
Il Concorso DS
La prima volta che ho letto in calce a un documento “per motivi di urgenza” mi trovavo in Emilia Romagna. Mia figlia Partecipava ai campionati nazionali di danza sportiva e noi alloggiavamo in una roulotte al Camping delle Rose. All’epoca di Coviddi non ce n’era davvero e neppure li si immaginava. Avevo una ferita quell’anno, ha ragione il poeta Gianni Priano, ma la leccavo come un gatto sornione al sole: avevo partecipato al concorso per DS, avevo superato la prima prova, non la seconda; per assurdo ero stata coinvolta dalla mia amica Giuliana Della Valle in un progetto senza precedenti: la stesura di un manuale per concorsi perché, a sua detta, scrivevo bene.
Il manuale, Mare Magnum, pubblicato due anni fa con tanta fatica e dedizione fu il più bel brainstorming a cui mi sia mai trovata a partecipare in un momento in cui il Ministero della Pubblica Istruzione voleva dividerci a tutti i costi in vincitori e ricorrenti nella logica del divide et impera.
Pur lavorando al progetto e non essendo in alcun modo negativa nei confronti dei colleghi vincitori, il risultato del Concorso non mi convinceva tanto più che coloro i quali non avevano superato la prima prova erano riusciti, tramite ricorso, ad essere ammessi alla terza prova.
E noi? Noi che avevamo superato la prima prova ma non la seconda?
Molti colleghi erano davvero preparati e risultava impossibile credere che non avessero superato la prova scritta; in breve, delusi dai sindacati, istituimmo il Comitato Trasparenza è Partecipazione e ci attivammo alla ricerca della verità.
Il ricorso va accolto a seguito della riconosciuta fondatezza della doglianza che ha contestato la legittimità dell’operato della commissione plenaria nella seduta in cui sono stati fissati i criteri di valutazione, con conseguente annullamento in toto della procedura concorsuale in questione.
Giudici del Tar del Lazio
La sentenza del Tar venne immediatamente sospesa dal Dicastero ; l’allora Miur depositò l’appello al Consiglio di Stato
Ebbene quindi il Tar si era interrogato sulla legittimità del concorsone ma il Ministero della Pubblica Istruzione ne annullava, di fatto, la sentenza per ” ragioni d’urgenza” .
Pensai che la politica fosse un magna magna e che questa ragione in calce al documento fosse un vulnus nel diritto ma poi passai ad altre questioni: la vita all’epoca andava avanti e, a dirla tutta, un anno dopo il Consiglio di Stato annullò la sentenza di annullamento del Tar dando ragione ai vincitori con buona pace di tutti.
Il problema non è capire chi avesse ragione ma comprendere se la ragion di Stato valga di più della Costituzione e dei passaggi giuridici necessari alla ricerca della giustizia in una democrazia.
Il mito dello snellimento della burocrazia
Perché di fatto è dagli anni Novanta che ci siamo assuefatti a questa comoda dicitura confermata da Bassanini.
L’utilizzo di provvedimenti extra ordinem era stato ritenuto importante per la competitività del nostro lento sistema burocratico che doveva rigorosamente allinearsi ai parametri di Maastricht.
E c’è stata una corsa alla semplificazione guidata dall’EIPA.
Un procedimento amministrativo va però motivato da un lato per consentire alla cittadinanza di controllare l’operato della pubblica amministrazione, dall’altro consente al privato, che si ritiene leso dall’attività amministrativa, di impugnare il provvedimento, contestando il merito delle motivazioni (oltre a poter contestare eventuali violazioni di legge, di forma o di competenza).
Per tali motivi ogni provvedimento amministrativo deve essere motivato. Le uniche eccezioni sono rappresentate dagli atti normativi e da quelli a contenuto generale, entrambi espressione di discrezionalità politica e non amministrativa (art 3 Legge sul procedimento amministrativo).
Ora, io non sono una giurista e cerco di barcamenarmi in questa materia complessa, temo tuttavia la discrezionalità politica e tutto ciò che da questa può derivare.
La Legge n 241/1990 impronta tutta l’azione della p.a. ai famosi criteri di economicità, efficienza ed efficacia che annullano qualsiasi pensiero critico.
Le norme giustificate dalla necessità però danneggiano in modo indelebile la democrazia: quali circostanze, non previste e non prevedibili, possono imporre l’ adozione di misure straordinarie atte a fronteggiare situazioni di emergenza?
L’utilizzo di continue deroghe agli articoli della nostra Carta va, per conto mio, ad oscurare quel principio di trasparenza e pubblicità che dovrebbe rendere il cittadino partecipe al dialogo con le istituzioni che lo rappresentano e colloca le istituzioni stesse in una torre d’avorio inaccessibile.
Presupposti pericolosi
I presupposti di questo modus operandi sono “i casi straordinari” e “la necessità e l’urgenza”, laddove per caso straordinario si debba intendere ogni fatto imprevedibile, naturale o sociale, che metta in pericolo la vita, l’incolumità o i beni della persona ( un terremoto, un’alluvione, una guerra); necessità ed urgenza offrono al governo la possibilità di non affrontare l’iter parlamentare; da qui deriva l’utilizzo di un linguaggio bellico e il ricorso alla figura di un grande generale in materia di sanità.
Lo Stato di guerra è il presupposto per il conferimento, da parte del parlamento deliberante, dei poteri necessari e straordinari al Governo. Questo era avvenuto con Conte, non ricordo sia avvenuto nella stessa maniera con Draghi ma forse mi sono distratta.
Per l’attuale governo dalle larghe intese l’utilizzo del decreto legge è manna dal cielo: come potrebbe un uomo abituato ad essere solo al comando, più generale del generale stesso, accettare la dialettica del Parlamento e delle quaestionesdisputatae?
Disporre sospensioni al diritto ordinario è più semplice e chi non accetta l’ ipse dixit è condannato alla fame come mostra il comune destino di sanitari, poliziotti e docenti che non si sono piegati al Potere.
Speranza
Se al limite l’operato di Conte era giustificabile, considerato il panico in cui è precipitato il mondo in seguito alla Covid e la poca esperienza in materia di pandemie, l’esecutivo di Draghi non ha diritto di essere: l’uomo d’Europa ha ridotto l’Italia a un feudo in cui le stesse raccomandazioni europee sono disattese in nome di un delirio monarchico.
E l’emaciato Ministro della Salute? Sicuramente non era preparato alla vis di un potere che lo sta stritolando, tuttavia se vengono fatti degli errori vanno risarciti. Speranza è già stato giustificato per non aver aggiornato il piano pandemico in un momento di disattenzione in cui l’attuale disastro non era neppure immaginabile, momento a cui Ranieri Guerra ha cercato maldestramente di porre rimedio scomparendo dalla scena pubblica.
Nel caso del ministro Speranza non si tratta di 2500 dirigenti scolastici in concorso per un posto al sole, si tratta di un uomo che ha avuto e ha tuttora in mano il destino di un Paese e chi obiettasse che tutto sommato il nostro non è un medico e potrebbe esser stato mal consigliato, consideri che esiste la culpa in eligendo.
Ultimamente il Tar del Lazio, su ricorso di Erich Grimaldi per il Comitato Terapie Domiciliari, ha annullato la circolare ministeriale della “tachipirina e vigile attesa” in quanto avrebbe impedito ai medici di operare secondo coscienza e che avrebbe condannato a morte, perché di questo si tratta, parecchi Italiani.
Per le disposizioni in materia di Covid alcuni medici sono stati sospesi e altri vivono nel terrore di essere radiati per la semplice richiesta di una serie d’esami allergologici da prescrivere a pazienti che giustamente pretendono rassicurazioni sul proprio stato di salute.
Paradossalmente oggi l’Esecutivo spaventa più della Covid, paradossalmente oggi i sani pregano di ammalarsi per poter esercitare quei diritti costituzionali garantiti prima dello stato di emergenza.
Giorgia Meloni ha commentato con parole dure l’operato di Speranza:
Il presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini però, uno dei papabili candidati al Quirinale, ha scelto di sospendere l’efficacia della sentenza, rimandando tutto all’udienza del 3 febbraio.
Il tutto è possibile perché da due anni si agisce in regime di necessità ed urgenza in nome di un’emergenza che avrebbe potuto essere gestita diversamente se, negli anni precedenti, si fosse investito nella sanità pubblica abbandonando la mission per giungere a una sanità privata.
Ma, questo è ormai chiaro, necessitas non habet legem, sed ipsa sibi facit legem e questo è molto comodo.
Neppure si presenta agli Italiani, il premier, ma affida ogni commento a Gaspare, Melchiorre, Baldassarre (Speranza, Bianchi, Brunetta). Baldassarre ha gli occhi vivi come non mai, si sente già reggente mentre pregusta l’ascesa dell’attuale premier al Colle per saltare sul trono.
-Decreto votato all’unanimità- chiosano alcuni.
-Momenti di tensione e fratture all’interno della Lega- dicono altri.
Ma il premier tiene banco e non si può certo pensare che paghi, come altri, i suoi “mi piace”! Quali armi possiede questa persona? Mistero.
Gaspare è teso, pallido, emaciato: il peso di una democrazia negata da due anni lo sta schiacciando e il naso è rosso per il prolungato utilizzo della FFP2, ne riconosco il segno.
Chissà se Draghi si è identificato nel mantra del suo amico Macron
Il decreto è scritto: ipse dixit.
E ancora c’è chi sostiene sia differente dalle leggi razziali del ’38: è diverso il punto di partenza, non la direzione d’arrivo.
Il decreto millanta un obbligo vaccinale over 50 a prescindere che si lavori o no. Di fatto però non si tratta di obbligo, poiché sussiste la pratica di obbligare a firmare il consenso informato, si tratta di estorsione.
State attenti, ve lo dico, se potete resistere resistete: finché dovete firmare il consenso informato non è obbligo!
Il Governo se n’è guardato bene anche questa volta e preferisce la condanna al confino alla legge che tutti i cittadini si sarebbero attesi: l’obbligo vaccinale.
Ribadisco, se potete. Se potete.
Dal 20 gennaio al 31 marzo non si potrà accedere al parrucchiere e all’estetista senza supergreenpass.
Conseguenza diretta: o queste categorie perdono clienti o cominceranno ad esercitare in casa delle clienti/untrici in nero.
Dal 1 febbraio al 31 marzo senza il supergreenpass non si potrà accedere a banche e servizi commerciali, negozi e centri commerciali, uffici pubblici, Comuni, Province, Regioni, Poste, Inps, Inail.
Pagheremo tutto dopo il 31 marzo e potrebbe essere conveniente ritirare un po’ di contante adesso visto che a breve saremo in mano al mercato nero.
Che cosa dicono i commercianti?
Accettano? Tacciono? Non si ribellano nell’anno in cui Amazon centuplicherà il fatturato? Nell’anno in cui finalmente multinazionali quali l’Associated British Foods metteranno le mani sulla decantata economia agroalimentare italiana?
Interessante, a questo proposito, la lettura di Tiziana Alterio e del suo Il dio vaccino. Forse io avrei scelto un titolo diverso poiché in realtà l’analisi è globale e andrebbe letta anche da coloro che concordano sulle misure sanitarie mentre, in questo modo, il testo arriva ad attirare un target ristretto di lettori.
La Alterio indaga, spiega, denuda, racconta una civiltà corrotta dal cancro del potere.
E il racconto di Tiziana ci aiuta a comprendere la follia di questo bulimico decretare del nostro Esecutivo.
Restano in vigore le misure più restrittive del precedente decreto: Green Pass rafforzato per mezzi pubblici, treni, hotel, palestre, eventi.
Misura che colpisce gli adolescenti figli dei No Vax:
Una società simile ricorda la Grecia arcaica raccontata nelle tragedie o certe vendette della mafia nostrana!
Intanto dei disperati tentativi di proteggere la democrazia esistono: Forciniti del Gruppo Misto e Paragone di Italexit cercano di difendere la nostra Costituzione con lacrime, sudore, sangue e dolore.
Sul fronte civile si sta creando una società alternativa, fatta di passaparola, composta da gruppi di aiuto che agiscono ai margini del sole come guerriglieri privi d’armi e ricchi di umanità.
Cerchiamo di aiutarci, di coordinarci, di credere che se anche siamo destinati questa battaglia, non perderemo la guerra.
Cerchiamo di reagire, non attendiamo- in poltrona- la fine della Repubblica.
L’anno scolastico è iniziato, come molti altri docenti sono entrata in sevizio piegandomi al ricatto del tampone, grazie al quale, dietro corresponsione di una somma di denaro, si può acquistare, nella nostra Repubblica democratica fondata sul ricatto, un diritto temporaneo al lavoro della durata di 48 ore.
Una decisione sofferta.
E’ stata una decisione sofferta. Durante l’estate, fatta di tensioni, dubbi, paure, lacerazioni interiori e rotture di rapporti di amicizia più o meno consolidati nel tempo, avevo deciso di farmi sospendere dal servizio fino al 31 dicembre, data in cui dovrebbero (forse) terminare lo stato di emergenza, e di conseguenza, l’imposizione della tessera verde, per evitare discriminazioni, recriminazioni, battutine, offese più o meno esplicite, che sarebbero state la logica evoluzione dell’atmosfera che ha caratterizzato l’ambiente lavorativo nel quale ho vissuto da quando è stata aperta la stagione del siero e la maggioranza dei docenti, ubbidienti servitori delle istituzioni, si è precipitata in massa a offrirsi come cavia per mettersi al sicuro dalla pandemia, per ottemperare a una richiesta dello stato, per poter guadagnare una posizione di superiorità nella gerarchia sociale, trascinata in un rituale collettivo più simile a un pellegrinaggio verso un luogo santo con tanto di concessione dell’indulgenza plenaria che ad una profilassi sanitaria.
Alla fine, consapevole di rientrare in un ambiente ostile che si sarebbe fatto ancora più ostile con il trascorrere del tempo, sono rientrata al lavoro con il mio primo lasciapassare governativo, acquistato al prezzo di 15 euro, e stampato, per l’occasione, a colori.
Difendere il diritto al lavoro e cercare il dialogo
Sono rientrata a scuola fieramente convinta di dovere difendere il mio diritto al lavoro, convinta di avere il diritto di non essere chiusa in casa come un sorcio, come propagandato dalle viro star e dai politicanti impegnati come testimonial della campagna di istigazione all’odio sociale che ci ha tenuto compagnia durante questi mesi e che non accenna a terminare.
Sono rientrata quasi contenta di poter esibire il mio tampone negativo, grazie al quale avrei potuto sostenere di non rappresentare un pericolo per nessuno, dal momento che nessuno avrebbe potuto pensare di essere contagiato da me, poiché il mio lasciapassare temporaneo è un certificato, emesso dallo Stato, che mi garantisce di essere “sana”, e dunque, con la mia presenza, avrei potuto spezzare l’equivalenza, sostenuta dai media e dalle persone che di questi si nutrono compulsivamente, che una persona non sottoposta al trattamento del siero sia per antonomasia malata e dunque contagiosa.
Essendo il mio accesso a scuola regolamentato da ripetuti e reiterati tamponi negativi, nessuno avrebbe potuto offendermi o trattarmi come una lebbrosa, come accadeva questa primavera, e a chi mi avrebbe incalzata dicendomi che avrei potuto essere io a contagiarmi (in questo caso, da loro vaccinati, dal momento che tutti i non vaccinati entrano al lavoro con il tampone negativo, ma questo non si può dire…) avrei risposto che le cure domiciliari ci sono, che esistono, che ci sono medici scrupolosi che prescrivono queste cure e non lasciano morire le persone in compagnia di “tachipirina e vigile attesa”, secondo quanto prevede invece il protocollo governativo, e che comunque sarebbe un problema mio , e non loro, con tutte le considerazioni retoriche del caso.
Sono rientrata convinta di poter aprire un dialogo con le persone che si sono sottoposte al siero, convinta di poter dimostrare loro che possiamo sederci l’uno accanto all’altro senza che abbiano paura di essere automaticamente infettati per il solo fatto di trovarci all’interno della stessa stanza,
sono rientrata convinta di poter aprire un contraddittorio costruttivo con le persone che si sono trincerate dietro il pensiero unico senza porsi domande , pensando di poterle aiutare a riflettere sul fatto che la tessera verde è divisiva, distrattiva e illegittima, perché illegittimo è ledere il diritto allo studio e al lavoro, riducendolo a una sorta di compravendita, per la quale lo si riacquista per un anno se si accetta di cedere la sovranità su proprio corpo allo Stato, oppure per 48 ore , pagando per poter esibire un certificato che dimostri di essere sani, in totale assenza di misure di reale prevenzione , che erano assenti già prima della pandemia.
I problemi della scuola (to be continued)
Per quanto riguarda la scuola, infatti, ci troviamo con gli storici problemi irrisolti, che sono rimasti tali, quali la carenza di organico, le classi pollaio, la mancanza di sistemi di ricambio dell’aria diversi dalla finestra aperta, la deroga al distanziamento se non ci sono le condizioni logistiche affinché questo possa essere mantenuto… ma ne scriverò in un’altra occasione, poiché l’argomento è “succulento” e merita di essere trattato in maniera monografica.
Tessera verde e caccia alle streghe
La tessera verde, dunque, si configura come un velo, una coperta, un travestimento, con il quale, in nome di una efficacia sanitaria che è stata negata persino dai più autorevoli virologi di regime, si occultano ben altre scottanti problematiche, dalle quali si distoglie l’attenzione con il miraggio della caccia all’untore, ufficialmente formalizzata , partecipando alla quale ognuno può sentirsi parte attiva in questo inarrestabile e progressivo imbarbarimento dei costumi che tutto travolge, triturando e distruggendo qualsiasi voce di dissenso, individuando di volta in volta un colpevole su cui riversare la colpa di ciò che non funziona, e che pertanto deve essere “bruciato”, al pari di quanto si faceva con le streghe durante il medioevo, offrendolo al popolo come capro espiatorio.
Rientrare e resistere
Dunque la mia convinzione era quella di rientrare, rientrare è stata una dimostrazione di resistenza, e la resistenza l’avrei costruita giorno per giorno con il dialogo, con il contraddittorio costruttivo, con lo sconto e l’incontro, come fosse una missione.
Siamo rientrati in tanti. Tanti si sono chiamati fuori e si sono fatti sospendere, rinunciando a lottare, e non li biasimo. A modo loro, combattono, denunciando, con la loro assenza, l’ingiustizia del sistema. Hanno creato un vuoto, materiale e emotivo, e hanno sigillato la loro scelta con il distacco, il silenzio, più eloquente di mille discorsi, ma le cattedre da loro lasciate vuote sono già state riempite da supplenti diligenti e vaccinati, e ai ragazzi sarà stato detto che i loro insegnanti non possono più insegnare perché sono “contro il sistema”, “contro la legge”, senza spiegare loro che rinunciare al posto di lavoro a causa di una legge ingiusta è stato un enorme sacrificio e non un capriccio.
Alcuni di noi che siamo rientrati combattono, giorno dopo giorno, fronteggiano i pregiudizi, sapendo di essere comunque giudicati negativamente nonostante l’impegno profuso nel lavoro sia lo stesso di sempre, ma la realtà con cui interagiamo non è disposta a perdonarci questa sorta di peccato originale, questa incomprensibile macchia nell’animo che spinge comunque gli altri alla diffidenza, in virtù del fatto che i docenti debbano comunque ubbidire all’autorità, non devono avere dubbi, non devono porsi domande, non devono avere pensiero critico, non devono documentarsi cercando fonti alternative alla televisione e alla stampa istituzionalizzata, dimostrando con questo atteggiamento di essersi conformati alla nuova figura del docente che si è delineata negli ultimi 10-15 anni , che non è più quella della guida alla formazione del pensiero critico attraverso lo studio e l’analisi delle fonti, ma quella del puro trasmettitore di contenuti, coniugata alla mera funzione di certificatore di competenze e, all’occorrenza, di impiegato di diplomificio. In questo senso la pandemia ha trovato la sua platea ideale, che plaude ogni sviluppo della deriva liberticida che, in nome della presunta sicurezza sanitaria, si è innescata.
Alcuni di noi che siamo rientrati hanno invece scelto di adottare un basso profilo, come se nulla fosse, entrando con il lasciapassare da tampone senza dare nell’occhio, sperando che le farmacie trasmettano al sistema i propri dati sempre nei tempi giusti, in modo da non rischiare di fare suonare allarmi in ingresso ed essere allontanati dalle collaboratrici scolastiche per l’occasione insignite del ruolo di kapo, in attesa che questa distopia possa terminare e sopportando in silenzio per evitare, appunto, discorsi, discussioni, intimidazioni, coinvolgimenti emotivi non necessari e inutile dispendio di energie. A modo loro, combattono, rinunciando a esporsi, e non li biasimo, perché, a modo loro, si difendono, si autotutelano, proteggendosi da ulteriore sofferenza.
E i ragazzi?
A differenza degli adulti, i ragazzi non giudicano. Ai ragazzi ho detto subito di non essere vaccinata, perché me lo hanno chiesto, anche se non sarei stata tenuta a farlo, e ho spiegato loro che, entrando con il tampone negativo, non costituisco un pericolo per nessuno, ma che dobbiamo, comunque, rispettare le distanze, utilizzare le mascherine, aprire le finestre.
I ragazzi non giudicano. Mi hanno detto che dal momento che io sono “vecchia” (e hanno ragione), per me è più facile rinunciare agli amici, al gruppo, al divertimento, al cinema, al teatro, alla pizza, al Mac Donald, al parco tematico, alla vacanza, allo sport… e che per loro, invece, sarebbe stato impossibile continuare a rinunciare, perché da giovani non si può rinunciare a tutto e non avevano alta scelta.
Nulla che spinga a “rimboccarsi le maniche” e a conquistarsi l’accesso alla classe successiva, ma piuttosto un piccolo ricatto, spacciato come sistema per progredire negli studi.
E’ stato un ricatto anche l’estensione del vaccino ai ragazzi, i quali, per la forma mentis che il sistema ha sapientemente inculcato loro negli anni, lo hanno accettato come se fosse normale, e non hanno neanche percepito fosse un ricatto.
Per loro il “green pass” è una tessera per entrare nei locali, la maggior parte di loro ignora l’esistenza della Costituzione, anche se l’anno scorso hanno avuto la sufficienza nella valutazione di educazione civica, anzi, qualcuno mi ha anche confidato che “la Costituzione non gli interessa perché è roba da vecchi” e che loro “non hanno tempo per leggerla”, e non posso fare a meno di pensare che questo è il normale risultato della decadenza del sistema scolastico a cui accennavo prima, dal quale è stato bandita la formazione del pensiero critico, per cui abbiamo, magari, ragazzi bravissimi a ripetere la lezione o a fare calcoli, ma carenti nella formulazione di connessioni tra vari contenuti e incapaci di svolgere, ad esempio, una ricerca e una comparazione di fonti documentarie.
Qualcuno, anche tra loro, ha resistito. Lo so, perché lo leggo dagli sguardi tristi e profondi che emergono da quei visi nascosti dalle mascherine, perché per loro fronteggiare il biasimo del gregge è assai peggio di quanto lo sia per noi, e immagino si sentano in pericolo, in balia della precarietà assoluta, colpevoli di non avere il marchio di omologazione esattamente come noi adulti.
Il concetto di “libertà”
In quest’ottica mi sforzo di comprendere chi ha confessato di avere scelto la via del siero “per essere liberi”, perché la “libertà” non è la libertà dal contagio ma piuttosto dalle misure repressive che lo Stato mette in atto per tutti i cittadini sani che rifiutino di cedergli la sovranità sul proprio corpo e vogliano disporre della libertà di scelta, tutelata dalla Costituzione, ormai ridotta a carta straccia anche se formalmente ancora in uso, di poter rifiutare un trattamento sanitario la cui imposizione va a ledere la dignità del singolo, implicando il rischio di effetti avversi dei quali non è questa la sede opportuna per parlare.
Umanità celata e umanità occulta
Abito vicino alla scuola in cui presto servizio, e mi reco abitualmente al lavoro facendo una passeggiata. Sono fortunata, lo so, non devo servirmi dei mezzi pubblici, a differenza di come ho fatto per molti anni. Passeggio in mezzo agli alberi, osservo i colori intorno a me e respiro. Sorrido. Respiro e cerco di non pensare a nulla. In prossimità del portone dell’istituto scolastico indosso la mascherina, mi imbavaglio, per tutta la mattina rinuncio a respirare e a sorridere, ma poco importa, ormai ho imparato a spiegare in apnea, quando faccio tante ore al pomeriggio ho sempre mal di testa e un po’ di tachicardia ma magari è un caso, il rossetto non lo mettevo neanche prima ma mi sento mutilata senza il mio e l’altrui sorriso, mi sembra che sia una pena suppletiva, una riduzione delle emozioni e dei coinvolgimenti emotivi; dei miei studenti nuovi conosco mezza faccia , fuori dalla scuola non li riconoscerei e probabilmente non avemmo nulla da dirci e neppure motivi per salutarci, visto che il contatto umano è forzatamente limitato e si parla poco oltre il necessario. Fa soffrire, ma si sopporta.
Prima di varcare la soglia del portone estraggo dalla borsa il mio “green pass” cartaceo, in modo da non doverlo cercare una volta dentro, anche se fuori piove e mi bagno voglio entrare con la tessera verde in mano, in modo da espletare velocemente il riconoscimento presso il totem e andare in classe. Se impiego qualche manciata di secondi in più a cercarlo dopo aver varcato la soglia, inevitabilmente qualcuno mi deriderà dicendomi “l’hai dimenticato in farmacia oggi?”… “eh certo, noi vaccinati abbiamo una marcia in più perché ce l’abbiamo sul telefonino”…. “beh, però il naso ancora ce l’hai intero, non si vede che fai i tamponi” e altre amenità del genere, a volte ho voglia di rispondere con il sorriso e iniziare un discorso, a volte no, dopo un mese e mezzo di scuola ne ho sempre meno voglia perché mi sembra di essere un disco rotto, che suona per un pubblico con i tappi di cera nelle orecchie, che non si accorge di averli.
E io sono grata al totem perché l’unico barlume di “umanità”, in un contesto di spettri “mascherinati” e per i quali il green pass acquisisce valore di titolo superiore a laurea e abilitazioni, mi viene dato da una macchina, alla quale nulla importa se sono vaccinata o tamponata, lei fa ciò per cui è stata programmata , democraticamente e senza cattiveria o pregiudizi, e, in questo, la macchina è preferibile agli umani.
Non c’è Terry Malloy a Trieste, né a Genova, né ad Ancona: sarebbe stato comodo cedere al compromesso, alla corruzione, alla protezione di un Governo che avrebbe addirittura offerto tamponi gratis ai portuali pur di non fermare la produzione.
Forte e chiara la denuncia di Stefano Puzzer che suona, nella sostanza, in questo modo:
Samer nega:
Dallo scorso 15 ottobre all’ingresso di tutti gli uffici – nelle sedi di piazza dell’Unità d’Italia, Interporto di Fernetti e Terminal Portuale di Riva Traiana – una guardia giurata controlla il green pass di dipendenti, fornitori e visitatori.
Samer
E chi tra i due possa aver ragione è per noi evidente ma lasciamo ai posteri l’ardua sentenza.
Ciò che conta è ben altro, i porti sono diventati i luoghi in cui si difende la Costituzione: una, sola e antifascista.
E i portuali, gli insegnanti, le madri, gli studenti per questo combattono: per evitare la deriva totalitaria.
La gente però non se ne accorge, ritiene fascisti coloro che dissentono e si ribellano perché
Le parole della filosofa vittima del Nazismo sono un severo monito e, ormai, una conferma, di quanto sta accadendo in Italia, un’Italia-al pari della Grecia-ridotta a feudo di potentati economici e massoni senza scrupoli.
Il modus operandi del nostro Esecutivo lascia esterrefatti per la naturalezza con cui cambia le evidenze oggettive: da un lato la connivenza con forze chiaramente eversive, dall’altro la fredda indifferenza con cui il Ministro Lamorgese ordina alla Polizia di attaccare inermi manifestanti con gli idranti e i lacrimogeni.
Dura la condanna della Cub:
Alla violenza di questa notte cupa della democrazia gli studenti rispondono con la piazza, con i canti, con la danza.
“Danziamo perché la Piazza non è violenza, perché abbiamo subito troppo e perché la situazione sta peggiorando” affermano dopo la performance.
Non capiscono loro, studentesse del biennio, come sia possibile dover conoscere la Costituzione a scuola e vederla disattesa nella realtà. Tante le domande, tante le analogie con i periodi studiati e la risposta è agghiacciante:
il totalitarismo attinge proprio alla stupidità, alla convinzione cieca di agire per conto di uno Stato che ci ama e ci protegge.
Incredulo, Gianluigi Paragone di Italexit osserva:
“Hanno dovuto mettere insieme il Governo dei migliori con le larghe intese, per azionare gli idranti nei confronti dei lavoratori. Guardate dove siamo arrivati!”
Il senatore Gianluigi Paragone
Non tutti i cittadini ci stanno quindi, non quelli che si rifiutano di divenire sudditi di mostri finanziari che agiscono soltanto per il proprio Bene, mostri che, se pur non hanno un volto, hanno un nome:
Vanguard, Black Rock e State Street . Lo spiega bene Tiziana Alterio nel suo libro: queste forze sono l’arché del nuovo mondo green desiderato dai governi occidentali tutti e di cui Italia e Francia sono le apripista.
Ma la macchina del fango è già in azione: come si è cercato di colpire la Schilirò, ora si cerca di delegittimare Puzzer, accusato di essere un ex sindacalista (quasi fosse un reato)!
Stefano Puzzer è la testimonianza vivente che il popolo non combatte contro il vaccino ma contro l’assurda ingiustizia della tessera verde, la prova? Il portuale è vaccinato!
Tra i ribelli, quelli che forse un giorno ricorderemo come partigiani se tutto andrà bene o come nemici dello Stato se tutto andrà male, non c’è la Cgil che è passata nell’esercito dei padroni, non c’è Leu che dovrebbe difendere i lavoratori ma la Cub, Italexit, i comitati dei cittadini e un’ambigua Giorgia Meloni che, se da un lato dà speranza al popolo No Green Pass, dall’altro sorride a un Salvini ancora più ambiguo.
E che dicono i fascisti? Quelli veri e non violenti? Guardano attoniti la vittoria di un liberismo che nel ’45 aveva il volto sorridente dei soldati americani e il sapore di una cioccolata che ci avrebbe resi schiavi nel volgere di qualche decennio. Con pazienza, con fermezza il ragno neoliberista ha tessuto la sua tela.
La politica, quella vera, si fa in agorà: la piazza ateniese, luogo in cui la democrazia mosse i primi passi, è la zona di luce che preoccupa il governucolo del banchiere. Per questo la piazza va fermata e recisa, che spina nel fianco quegli intellettuali che producono pensiero, che svegliano dall’ipnosi, che raccontano la Storia!
Che rabbia quelle professoresse che resistono!
Quei sanitari sospesi che continuano a insinuare dubbi.
Ma soprattutto che rabbia questi portuali che non si piegano e che rischiano di sovvertire l’ordine costituito e che, da Trieste in giù, hanno intenzione di non mollare mai!
Di una cosa certamente si è reso conto il nostro Esecutivo: i cittadini non sono sudditi.
E quindi?
Vanno fermati.
A vent’anni dagli scandali del G8 di Genova la Storia si ripete ma l’italico popolo dei “sì drags” non vede, non sente, non parla.
Le dinamiche dei Black Block di ieri sono le stesse dell’attacco alla Cgil di oggi .
E magari la Cgil neppure lo sa.
Del resto Hegel ci aveva avvertiti:
Ma ciò che insegnano l’ esperienza e la Storia è che i popoli e i governi non hanno mai imparato nulla dalla Storia.
G.W.F. Hegel
O forse i popoli non hanno imparato ma i governi han ben appreso ogni arte.
Per quanto riguarda la percezione, a Hegel mancava un tassello: la variante fondamentale (e non mi riferisco a quella del virus): ai tempi del G8 al Governo c’erano i cattivi, la Destra considerata Fascista, senza offesa per Berlusconi e per i Fascisti che non credo si riconoscano nello stesso schieramento.
Ora invece governano i bravi, i puri di cuore, coloro che pongono l’interesse collettivo al di sopra dell’individuo (o l’interesse economico di pochi conta più del popolo?).
Governa la Sinistra e tutti sono liberi e uguali, non vi siete accorti delle verdi aureole che distinguono i bravi cittadini dai reietti?
La Sinistra, brava e magnanima, rende liberi e uguali tutti: donne, diversamente abili, omosessuali, transessuali, eterosessuali con tendenze omosessuali, omosessuali con tendenze eterosessuali, neri, bianchi, gialli e robot.
Tutti uguali se in possesso di green pass.
Le donne, i diversamente abili, gli omosessuali, i transessuali, gli eterosessuali con tendenze omosessuali, gli omosessuali con tendenze eterosessuali, i neri, i bianchi, i gialli e i robot privi di green pass stanno peggio di prima perché oltre alle discriminazioni patiscono la fame.
La Sinistra però lo fa per il nostro bene, ci mancherebbe! E in piazza ci vanno i bimbi capricciosi che non vogliono la medicina amara. Il fatto è che, tra questi bimbi capricciosi, molti appartengono al Partito Comunista, a Potere al Popolo, ai Centri Sociali.
Com’è possibile? Una nuova Scissione di Livorno?
No. Semplicemente la sinistra governativa, stregata dall’immanenza di un Draghi-Dar Fener e dall’imminenza di una consacrazione al potere priva di elezioni, ha abbracciato pienamente il pensiero di Kissinger:
L’illegale lo facciamo subito. Per l’anticostituzionale ci vuole un pochino di più.
H. Kissinger
Idea questa che piace e compiace il Governo dei Migliori.
Le piazze però irritano: sono tante, troppe e disciplinate.
In più la polizia è divisa e tra un po’ ci fa un 1917! Allora ecco riesumato l’antico grido: “In piazza ci sono i fascisti!”.
E quali sono questi fascisti?
Molti giornalisti, che non si possono sporcare le mani a intervistare il vero Fascio, quello repubblichino, dichiarano che i fascisti sono in un unico modo e che pure Gianluigi Paragone è fascista.
Ma non lo è, è sovranista nei confronti dei fasci finanziari europei ( ma pur sempre meno sovranista dell’attuale esecutivo che ritiene il Paese un feudo).
Paragone è risorgimentale, non fascista.
Allora sono fascistiforzanuovacasapound!
Già, loro lo sono e ne vanno orgogliosi ma anche tra loro ci sono delle differenze e Casa Pound a Roma, per esempio, non c’era.
Lo so perché io conosco Casa Pound, conosco Pessot, conosco Plinio. Li conosco perché sono una delle poche compagne che ha accettato di presentare i loro libri come controparte socialista.
Anche se il socialismo l’ho abbandonato lapidata dagli insulti dei compagni e raccolta da terra da Italexit .
Tra Casa Pound e Forza Nuova ci sono delle differenze, una delle prime è evidente: alle adunanze di Casa Pound c’è sempre la Digos, quella stessa Digos che mette infiltrati tra le file di Forza Nuova!
Inoltre, pochi lo sanno, Forza Nuova è un movimento di ispirazione cattolico-tradizionalista, Casa Pound prende invece energia dai Figli del Sole, è quindi un movimento più vicino all’anarchia fiumana che al neonazismo.
Sempre ammesso che l’attacco sia di FN, i video su telegram narrano una regia differente.
Esattamente come i video del G8.
Esattamente come il poliziotto che mi dava della puttana comunistra mentre gli infiltrati bruciavano auto e bidoni a Genova.
Ma forse sono vecchia e ricordo poco: ricordavo persino dei no global ma forse li ho sognati.
L’impressione è che quanto accaduto a Roma sia da inserirsi non solo nella delegittimazione dei no green pass ma anche nella lotta agli ultimi voti della capitale: Fdl e Lega, che da sempre hanno rapporti con le destre extraparlamentari, verranno additati come amanti dei fascisti e Gualtieri trionferà sotto la benedizione dell’Esecutivo.
E che la Cgil fosse la preda più facile: lo stesso Giuseppe Pellizza da Volpedo, si sta ribaltando nella tomba nel vedersi appeso nelle sue sedi.
Pubblico qui le considerazioni della nostra Cristina Tolmino riguardo il primo giorni di scuola.
Da quel giorno la situazione è solo peggiorata.
15 settembre 2021
Oggi… primo giorno di scuola.
Ho scioperato.
Nei giorni scorsi ho ricevuto un florilegio di messaggi, inneggianti al “buon inizio di anno scolastico”, cosa che detesto a prescindere, e in quest’occasione mi è risultata ancora più indigesta.
Ho risposto a tutti coloro che me li hanno inviati, uno per uno, a seconda degli umori del momento. “Quest’anno non credo inizierò”. “Quest’anno inizierò accettando l’estorsione del tampone perché ho bisogno dello stipendio”. “Quest’anno inizierò con i tamponi, poi si vedrà”, che è la posizione che attualmente mi convince di più.
Ho suscitato reazioni di stupore, di biasimo, di disapprovazione.
Chi mi conosce bene sa che mai avrei ceduto al ricatto vaccinale, e che mai sarei disposta a cambiare idea su questo argomento.
Chi mi conosce bene non mi ha inviato gli auguri di “buon inizio anno scolastico”, e neppure si stupisce per la mia determinazione.
Chi non mi conosce bene si aspettava di vedermi crollare sotto la minaccia del ricatto lavorativo, si aspettava che io “mi convertissi” e andassi a ingrandire le fila dei neofiti che hanno abbracciato la nuova religione del siero miracoloso.
Frasi come “Che peccato, eppure ti reputavo una persona intelligente”, “Che delusione che hai dato alla scuola”, “Non capisco come una persona che non crede nella scienza possa insegnare a dei ragazzi” si sono sprecate, in gran parte si trattava di persone con cui avevo già allentato i rapporti quando è partita la campagna vaccinale, e che si sono rifatte vive giusto per sincerarsi se mi fossi adeguata al loro credo o se fossi incorsa nella procedura discriminatoria alla quale sono condannati coloro che, avendo scelto di non vaccinarsi, non hanno infranto la legge ma dalla legge sono costretti a complicarsi la vita per poter continuare a avere il diritto al lavoro, con tanto di palesi esternazioni di sadismo da parte delle nostre istituzioni.
Chi mi conosce bene, pur in alcuni casi non condividendo la mia scelta scomoda, mi rispetta per la mia determinazione. Qualcuno mi chiama per avere notizie su come procedono le proteste, perché paventa che il ricatto vada ben oltre il prefissato termine del 31 dicembre e gli venga richiesta una non troppo improbabile terza dose per poter continuare a esercitare i propri diritti costituzionali. Qualche amico/a, vaccinato /a con due dosi, mi chiede la condivisione di qualsiasi tipo di iniziativa contro la tessera verde perché, pur avendo creduto nella validità della vaccinazione, reputa la coercizione realizzata tramite il lasciapassare una misura discriminatoria lungi dall’essere una misura sanitaria ma una forma istituzionalizzata di controllo attraverso la quale poter porre delle limitazioni “di stato” a movimenti, pensieri, parole, azioni, opinioni.
Promessa di “libertà” o riscatto da versare?
Per comprendere la complessità del messaggio veicolato dall’accettazione del lasciapassare verde, infatti, è necessario realizzare che la promessa di “libertà” millantata dalle istituzioni e dall’informazione ufficiale si svolge in realtà come una compravendita, o meglio, come il pagamento di un riscatto, che tutti devono “versare” , se vogliono poter mantenere il diritto al lavoro, e, dunque, sopravvivere.
In questi termini, mi è anche chiaro il senso delle parole “Chi non si vaccina muore”, pronunciate tempo fa dal Presidente del Consiglio come affermazione perentoria, lapidaria, intimidatoria, non supportata, per fortuna da alcuna evidenza scientifica in virtù della quale si potesse dimostrare il rapporto di causa ed effetto tra la mancata vaccinazione e la morte del soggetto che avesse scelto , volontariamente, di non concedere, dietro coercizione, il proprio corpo e il proprio consenso volontario estorto con il ricatto, allo Stato.
A distanza di alcune settimane da questa affermazione, e alla luce degli sviluppi liberticidi introdotti dal DL 111 del 06.08.2011 recentemente convertito in legge, e da tutte le degenerazioni che ad esso seguiranno, comprendo che il messaggio del Presidente del Consiglio era profetico, in quanto ammoniva i cittadini che chi non avesse accettato la vaccinazione sarebbe morto di fame, perché gli sarebbe stato proibito, per legge, di avere accesso al posto di lavoro e , di conseguenza, di mantenersi e di portare sostentamento alla famiglia.
Significato della Scuola come luogo principe della repressione
La repressione è iniziata dalla Scuola , feudo governativo per eccellenza all’interno del quale la resistenza ai soprusi dello stato è da sempre esigua, per poi estendersi a tutto il mondo del lavoro, colpendo il cittadino non solo nella sua dimensione sociale, culturale e relazionale, ma nella nuda materialità del portafoglio, dopo aver evidentemente calcolato che ,se ci si può privare del divertimento, dello sport, del cinema, del teatro, del museo, del viaggio, del ristorante, nessuno può accettare di essere privato del lavoro, che è fonte di sussistenza per le famiglie, e dunque, il mancato asservimento al ricatto vaccinale è stato profeticamente dipinto come una causa di morte perché avrebbe certamente portato le persone a morire, ma di fame.
Cosa fare domani tra i suggerimenti degli avvocati e la spersonalizzazione tecnologica
E dunque oggi ho scioperato, ma con sfiducia, probabilmente sono stata l’unica della mia scuola a farlo nonostante io non sia l’unica “dissidente”, probabilmente sono anche l’unica che si sta ancora interrogando su cosa farò domani… se accederò ai locali ma non entrerò in classe perché priva di lasciapassare e mi farò sospendere subito, senza neanche avere il tempo di iniziare, il che potrebbe proteggermi da discriminazioni, battutine, risatine e attacchi più o meno pesanti alla mia persona… se entrerò con un lasciapassare da tampone nascondendomi come se avessi commesso chissà quale delitto… se entrerò con un lasciapassare da tampone e non ne farò mistero difendendo la mia posizione e la mia scelta, pronta a controbattere tutti gli attacchi che mi arriveranno, sia sul piano professionale che su quello personale. E’ in ogni caso una scelta difficile, e a nulla è servito impiegare tutta l’estate a pensarci…
Durante questa estate ci sono state molte iniziative promosse da alcuni avvocati, che hanno suggerito ogni sorta di modulistica da impiegare qualora ci venisse richiesto di esibire il lasciapassare… autocertificazioni rivendicanti il pieno godimento dei diritti costituzionali, verbalini da presentare in ingresso , sia che si sia provvisti del lasciapassare sia che non se ne sia provvisti, lettere ai Dirigenti con le quali si richiede la disapplicazione del DL 111 in virtù della sua palese incostituzionalità, insomma, ogni sorta di documento che potesse rallentare o inceppare la procedura, ma nessuna soluzione risolutiva che permettesse di aggirare la situazione distopica all’interno della quale tutti siamo impotenti.
A ciò si aggiunge il fatto che, domani, a controllarmi all’ingresso, non troverò una persona, ma un totem, con cui non potrò interagire, e che, se dovrà sancire la mia espulsione da scuola, lo farà in maniera fredda, impersonale, senza alcun coinvolgimento emotivo e senza che nessuno debba prendersi la responsabilità di ratificare il provvedimento, perché verrò punita dal “sistema”, che trasmette dati a una piattaforma di controllo superiore, spersonalizzando le nostre azioni, il nostro agire, il nostro vivere, in nome della nuova società tecnologica che limita il contatto tra le persone, tra le menti, tra i sentimenti, e annulla le possibilità di dialogo e confronto, e ci può allontanare dal posto di lavoro come se fossimo un ingranaggio difettoso, o una chiave che non entra nella serratura.
Vincitori e vinti: da cittadini a sudditi
In questa situazione non ci sono vincitori e vinti, o buoni e cattivi, come l’informazione ufficiale vorrebbe farci credere. In questa situazione siamo tutti vinti, alcuni ne hanno contezza, altri no.
Un popolo che accetta che lo Stato gli sottragga il diritto al lavoro e glielo restituisca dietro corresponsione di “qualcosa”, sotto forma di privilegio, di concessione, di beneficio, è un popolo vinto, sconfitto e sottomesso senza che ci sia stata una guerra.
Che quel “qualcosa” da corrispondere sia la sovranità sul corpo, o l’estorsione del costo dei tamponi, poco cambia, in ogni caso si è perso lo “status” di cittadini per acquisire quello di sudditi, senza neanche dover ufficializzare un colpo di stato. La Costituzione c’è, ma molte persone non la conoscono. Non è necessario doverla abolire, è sufficiente calpestarla, e anche senza dover fare troppo rumore o incontrare particolare resistenza. La disinformazione permette alle persone di non sapere di avere dei diritti, e se non si sa di avere dei diritti, non si può non solo pretendere di esercitarli, ma non ci si accorge di aver subito un torto quando questi diritti vengono compressi o cancellati.
Molte persone con cui mi sono confrontata durante questo periodo sostengono che la Costituzione non interessa loro perché non le riguarda, i media sovente si sono fatti promotori della “vecchiaia” della Costituzione , che non è più adatta alle esigenze della “nuova”società, tecnologica, globalizzata e destinata a un futuro caratterizzato da un susseguirsi ininterrotto di emergenze e pandemie fino alla fine dei tempi. In questo contesto, sempre secondo l’informazione ufficiale, la nostra povera Costituzione, desueta e obsoleta, dovrebbe lasciare il posto alla modernità dei lasciapassare governativi , che, di emergenza in emergenza, garantirebbero un ritorno alla libertà e alla “vita”, con sempre nuovi ricatti e diversificate forme di coercizione…
Un mare di menzogne e propaganda rischia di cancellare sotto le sue onde cupe l’Italia; pare assurdo, il 1847 è lontano ma l’Italia è tornata ad essere un’espressione geografica e niente altro. A renderla tale non è stato l’austriaco Klemens von Metternich ma l’ italianissimo Mario Draghi.
Tutto è perduto. Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia.
Le ultime lettere di Jacopo Ortis, Ugo Foscolo
In un periodo così tragico la Sinistra italiana, nonostante le disgustate e dimenticate dimissioni di Zingaretti, sceglie di incollarsi alle poltrone e di essere complice di una deriva neoliberista che non ha precedenti.
Un atteggiamento non dissimile, camaleontico e iniziato ben prima del Covid è quello dei Cinque Stelle per i quali, a seconda di chi li rappresenta, può essere chiamata in causa la celeberrima classificazione di Leonardo Sciascia:
Quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre.
Il giorno della civetta, L. Sciascia
Tra gli uomini annovero Giuseppe Conte, il senatore Mattia Crucioli, il senatore Gianluigi Paragone.
Il primo, pur delegittimato da un colpo di Stato, è rimasto nel Movimento e sembra ancora credere in un post Draghi a trazione PD-Cinque Stelle; è uno dei migliori oratori che il Paese ha conosciuto di recente, l’uomo giusto per poter tenere l’Italia intera bloccata in casa.
Un Giuseppe Conte d’area gesuita, appoggiato dal medesimo potere decisionale che pilotava Giulio Andreotti. La curiosità vien leggendo e l’accenno alla stessa parola “potere” come potenza concentrata in poche mani, rende tutto credibile, poiché ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che la parola “governo” non è fatta per il bene del popolo, ma per servitù al potere. La prova è che ogni governo, una volta insediato, puntualmente non mette in atto il programma prefissato, ma segue una strada già segnata dai governi precedenti.
Carlo Mariano Sartoris
Eppure quest’uomo è stato fermato da Renzi, su cui è inutile qualsiasi commento, e da Di Maio, perché? Ci risponde Stefano Villa, responsabile organizzativo della provincia di Genova di Italexit, un partito che nel Nord Italia sta raccogliendo importanti consensi:
Di Maio è l’uomo che ha tradito i Cinque Stelle, l’archetipo di colui che lavora nell’ombra e che è disposto ad allearsi con chiunque pur di rimanere al potere. Conte non è di certo un innocente ma è stato sostituito dall’uomo dei poteri forti.
Stefano Villa
Dei poteri forti, attenzione, e non dai poteri forti come vorrebbe la maggioranza. E infatti Draghi non è che il burattino perfetto di chi esige la totale resa dell’Italia con buona pace del povero Goffredo Mameli morto a soli 21 anni nel 1849 a seguito di una ferita dovuta alla strenua difesa della Repubblica Romana.
E mira al Colle il nostro Draghi? Non sarebbe meglio se diventasse presidente della repubblica nella non malvagia ottica del promoveatur ut amoveatur?
No. Assolutamente no. Il Presidente della Repubblica deve essere il garante della Costituzione e, soprattutto, ha il compito di essere il rappresentante di tutti gli Italiani. Mattarella si deve essere sentito costretto a dare il Paese in mano a Draghi e poi…lo ha seguito in tutto.Già così ci troviamo nei guai: Sandro Pertini non avrebbe mai permesso l’applicazione di norme illiberali e anticostituzionali. Draghi al Colle sarebbe garanzia di tragedia poiché firmerebbe qualsiasi cosa gli venisse ordinata nel silenzio del dibattito pubblico.
Stefano Villa
Guardo Stefano attraverso lo schermo:
Perché hai scelto di militare nel partito di Paragone? Non è un uomo discusso? Si vocifera molto sul suo conto.
Si vociferava sui bonifici che non avrebbe versato ma si sosteneva il falso. Gianluigi Paragone ha versato i bonifici che, in origine, i Cinque Stelle avevano previsto per finanziare le imprese italiane. Una volta assaggiato il Potere però, il Movimento ha disatteso scientemente le politiche economiche per cui era stato votato dai cittadini evitando di tassare a dovere i grandi colossi e le multinazionali.
Stefano Villa
Anche tu quindi sei uno dei delusi dal Movimento Cinque Stelle?
Nonostante io sia figlio della generazione Erasmus e abbia profondamente creduto nella possibilità di un’Europa dei popoli, benché io sia vissuto per un periodo a Berlino e anzi, forse, proprio per questo, mi sono reso conto che un’Europa così concepita avrebbe continuato ad arricchire le aristocrazie finanziarie. Aristocrazie…direi oligarchie. Per cui sì, dei Cinque Stelle mi piaceva l’idea dell’uscita da una moneta unica che, di fatto, indebita i Paesi membri più deboli; ero inoltre certo che il Movimento non si sarebbe mai corrotto con la Destra neoliberista…che dire! I pugni in faccia fanno crescere.
In Italexit vedi una speranza?
Mi fido di Gianluigi Paragone, Italexit può sembrare una goccia tra tante ma siamo determinati a portare avanti la battaglia per riprenderci la sovranità del nostro territorio e per fermare l’abominio di questo regime che si regge sul divide et impera, sulla propaganda e la disinformazione, sull’attuazione di decreti liberticidi che tradiscono il patto politico tra i cittadini e lo Stato. E anche oggi, alle 18.30, in Piazza della Vittoria a Genova, manifesteremo il nostro dissenso.
Si promulga a gli anni attuali in Roma un salutifero editto, che, per ovviare a’ pericolosi scandoli dell’età presente, imponeva opportuno silenzio all’opinione scientifica sulla validità dei vaccini. Non manca chi temerariamente asserisce, quel decreto essere stato parto non di giudizioso esame, ma di paura troppo poco informata, e si odono disposizioni che consultori totalmente inesperti delle osservazioni scientifiche ma esperti e ipnotici comunicatori televisivi debbano con proibizione repentina tarpar l’ale a gl’intelletti speculativi e divergenti.
Non può tacer il mio zelo in udir la temerità di sí fatte obbligazioni che rendono ogni dibattito privo di contraddittorio.
Giudico, come pienamente instrutto di quella prudentissima determinazione, comparir pubblicamente nel teatro del mondo, come testimonio di sincera verità.
Mi trovai allora presente nel mainstream; ebbi non solo udienze, ma ancora applausi de i piú eminenti dissidenti su You Tube e critiche di quella Corte a cui mi rivolgevo; né senza qualche mio antecedente e disperato tentativo di oppormi alla questione seguì poi il 6 del mese di Augusto 2021, in pieno terzo millennio, la pubblicazione di quel decreto che in un attimo soltanto avvilì ogne diritto ponendo come scelta obbligatoria o la vaccinazione o la coatta presentazione della fragile narice.
Per tanto è mio consiglio nella presente fatica mostrare alle nazioni forestiere, che di questa materia se ne sa tanto in Italia, e particolarmente tra gli sventurati sanitari e professori oppositori, quanto possa mai averne immaginato la diligenza oltramontana; e raccogliendo insieme tutte le speculazioni proprie intorno al sistema vaccinal-sperimentale, far sapere che precedette la notizia di tutte alla censura romana, e che escono da questo clima non solo i dogmi per la salute dell’anima, ma ancora gl’ingegnosi trovati per delizie degl’ingegni.
A questo fine ho presa nel discorso la parte No Vax e pro Costituzione, procedendo in pura ipotesi matematica, cercando per ogni strada artifiziosa di rappresentarla superiore, non tanto a quella della fermezza di un’ipotesi scientifica assoluta, ma secondo che si difende da alcuni che, di professione Virologi, ne ritengono solo il nome, contenti, senza passeggio, di adorar l’ombre, non filosofando con l’avvertenza propria, ma con solo la memoria di quattro principii mal intesi.
Tre capi principali si tratteranno. Prima cercherò di mostrare, tutte l’esperienze fattibili in vaccini plurimiliardari essere mezzi insufficienti a concluder la loro efficacia poiché il Tempo non è acquistabile in danaro, e alleati sono il dottor Giovanni Frajese , lo scienziato Luc Montagnier anch’egli in terra ostile ed il povero dottor De Donno il cui suicidio è già sospetto e la cui terapia è utilizzata ovunque tranne nella terra in cui è stata scoperta; e spero che in questo caso si paleseranno molte osservazioni note all’antichità dimenticata. Secondariamente si esamineranno le questioni del Diritto in quest’Odissea che ne nega la ragione e di questo sono testimoni il giurista Paolo Sceusa e uomini di politica quali Gianluigi Paragone .
Nel terzo luogo proporrò una fantasia ingegnosa, l’ipotesi di un Grande Reset che sconfigga e innalzi questo mondo attraverso la Shock Economy, come insegna l’avvocato Marco Mori.
Spero che da queste considerazioni il mondo conoscerà, che se altre nazioni hanno navigato piú, noi non abbiamo speculato meno, e che il rimettersi ad asserir la validità del vaccino e la sua missione sanitaria e prima, e negar il contrario solamente per capriccio economico, non nasce da non aver contezza di quant’altri ci abbia pensato, ma, quando altro non fusse, da quelle ragioni che la pietà, la religione, il conoscimento della divina onnipotenza di tal farmaco, e la coscienza della debolezza dell’ingegno umano, ci somministrano. Ho poi pensato tornare molto a proposito lo spiegare questi concetti in forma di dialogo, che, per non esser ristretto alla rigorosa osservanza delle leggi matematiche, porge campo ancora a digressioni, tal ora non meno curiose del principale argomento.
E mi auguro d’avere la costanza di terminar codesto libro in più puntate, acciocché non sia pesante e lo si legga, seppur difficile e indigesto.